Confagricoltura torna in pressing
sulla Regione per capire a che punto è la programmazione della
campagna di vaccinazione 2025 contro la lingua blu, la febbre
catarrale degli ovini che dal 2000 contagia le greggi di buona
parte della Sardegna causando ogni anno perdite per diversi
milioni di euro al sistema zootecnico. Il presidente
dell'associazione di categoria, Stefano Taras, chiama in causa
gli assessorati dell'Agricoltura e della Sanità sollecitando un
incontro urgente, l'ultimo risale alla metà dello scorso
settembre, quando l'epidemia imperversava in migliaia di
aziende.
Un nuovo faccia a faccia, incalza Taras, è necessario per
"evitare, come ogni stagione, una gestione del fenomeno in
ritardo e in costante emergenza", prevedendo le giuste
tempistiche per l'acquisto dei vaccini e un calendario ad hoc da
rispettare per i trattamenti sugli animali. "Mettere in campo
una programmazione puntuale - spiega ancora il presidente -
significa intervenire in modo efficiente anche nei territori più
a rischio evitando il propagarsi della malattia che, oltre al
comparto ovino, va spesso a colpire anche l'allevamento dei
bovini da carne, bloccati nelle movimentazioni poiché potenziali
soggetti vettori della malattia".
Per Confagricoltura poi, intervenire in tempi ragionevoli
"vuol dire tenere conto dei segnali che arrivano dai capi
sentinella, dislocati in diverse aree dell'Isola, attraverso cui
si possono definire i potenziali sierotipi della lingua blu -
sono ben 26 le varianti conosciute fino a oggi -, che potrebbero
caratterizzare l'epidemia stagionale".
Alcuni dati diffusi dall'associazione rendono chiara la
dimensione del fenomeno: nella stagione 2024 sono stati censiti
4.067 focolai in tutta la Sardegna, con 209.778 capi colpiti di
cui 72.449 deceduti. Nell'analisi generale risulta coinvolto
circa il 50% di tutto il patrimonio ovino regionale con
1.435.876 animali interessati dalla diffusione del morbo.
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