L'ex nazionale belga Radja Nainggolan è formalmente indagato per partecipazione ad un'organizzazione criminale dedita al traffico di stupefacenti accusata di aver importato cocaina dall'America Latina all'Europa, attraverso il porto d'Anversa, e di averla distribuita in tutto il Belgio.
Lo ha stabilito il Gip di Bruxelles al termine di un lungo interrogatorio. Dopo una nottata passata in carcere, l'ex calciatore di Cagliari, Roma e Inter, è stato "rilasciato con condizioni": insomma, il fermo di lunedì mattina non è stato trasformato in arresto immediato, ma resta comunque sottoposto a libertà vigilata.
Ancora non è chiaro se il calciatore avrà l'obbligo di firma o se sarà controllato a distanza con un braccialetto elettronico. Per 'Ninja', questo il nomignolo che gli hanno affibbiato i suoi tifosi, i guai giudiziari sembrano solo all'inizio. Per tutta la giornata di lunedì i suoi avvocati, Mounir e Omar Souidi, avevano insistito circa la sua estraneità ad ogni reato legato al traffico di droga, l'accusa più pesante. "E' un calciatore, non un criminale", aveva sottolineato uno dei suoi avvocati.
E anche oggi hanno battuto su questo punto: ovvero che Nainggolan non sarebbe sospettato di nulla direttamente legato alla droga, ma gli sarebbe stato chiesto un semplice chiarimento sulle somme di denaro prestate a conoscenti. "Si tratta di soldi che ha dato a persone che voleva aiutare finanziariamente perché è un uomo gioviale. Dobbiamo ora determinare - ha detto il legale ai media belgi - se queste persone hanno utilizzato questi soldi illegalmente".
Secondo l'avvocato non si trattava di cifre ingenti, soprattutto se messe a confronto a quelle che l'ex nazionale belga ha potuto guadagnare nella sua vita di calciatore professionista. "Forse è stato ingenuo, ma non ha mai avuto intenzione di aiutare persone provenienti da un certo background." Insomma, la linea difensiva era che "l'ingenuo" Nainggolan avrebbe potuto rispondere al massimo del reato di riciclaggio di denaro, un'illecito decisamente meno grave di quello di affiliazione a una banda criminale dedita al traffico internazionale di cocaina, esattamente quello che alla fine gli ha contestato il Gip.
Nessun prosieguo di indagine, invece, per riciclaggio. Intanto, la retata di lunedì e le trenta perquisizioni della polizia federale belga hanno cominciato a fare le prime vittime: dei 18 componenti dell'organizzazione finita nelle maglie degli inquirenti già otto sono finiti direttamente in galera e 10 sono sotto l'esame del Gip.
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