(di Maria Grazia Marilotti)
"Un passo dopo l' altro a cercare
l'appiglio, e man mano si svela in te una potenza che non è solo
quella di gambe e bacino. Una forza in grado di abbattere ogni
limite e che ti restituisce un senso di benessere e libertà".
Sonia Guerriero, 50 anni, di Sorso, ipovedente, racconta
all'ANSA l'esperienza da climber sulle pareti rocciose
dell'Ogliastra. I famosi Tacchi, paradiso del free climbing,
sono stati teatro di "Scalando l'autonomia - Campus",
laboratorio promosso da Ierfop, Istituto Europeo Ricerca
Formazione e Orientamento Professionale di Cagliari presieduto
da Roberto Pili - direttore delle attività didattiche e
formative è Bachisio Zolo - in collaborazione con l'associazione
nazionale "Privi della Vista ed ipovedenti".
Ha coinvolto una decina di persone con disabilità visiva da
diversi centri della Sardegna, seguite dagli istruttori Gianni
Vitiello e Corrado Bortolin. "Il percorso verso un'esistenza in
autonomia e una completa e totale integrazione sociale e
lavorativa passa attraverso istruzione e formazione - sottolinea
Roberto Pili - e anche attività come l' arrampicata sulle
falesie che circondano Ulassai". Una disciplina impegnativa e
stimolante, in scenari di grande bellezza.
"Mentre sali sulle alti pareti rocciose e affronti le tue
paure e incertezze pian piano - confessa Sonia - cambia il tuo
sguardo sulle cose. Diventi un tutt'uno con la natura. Quando ti
rendi conto di non esserti fermata, di aver proseguito, fino
alla vetta, ti senti davvero al settimo cielo". Tra i compagni
di avventura c'è anche Bruno Lancioni, 46 anni, di Ilbono.
"Quando mi aggrappo a quel pezzo di roccia e il corpo risponde
e proseguo nella salita, è come aggrapparmi alla vita - spiega -
la felicità che si prova è indescrivibile, dimentico di essere
non vedente, mi sento vivo, percepisco la pienezza della vita e
quel vuoto che ti porti dentro viene colmato". "Ho già praticato
il climbing come anche il paracadutismo - racconta Bruno - sono
esperienze indimenticabili. Il mio sogno è incoraggiare le
persone a ritrovare attraverso queste discipline la grinta, la
voglia di vivere, l' autonomia. A Ulassai, assieme ai tutor e ai
compagni ho costruito mattone dopo mattone qualcosa di grande e
importante per la mia vita".
Sulla stessa linea Sonia. "Quelle emozioni, quel senso di
benessere che hai provato te lo porti dentro per sempre -
sottolinea Sonia - E' un' esperienza che dà il senso più
profondo alla tua esistenza, impreziosita dal confronto con le
altre persone del gruppo - Dopo aver affrontato una insidiosa
parete verticale, ti rendi conto che si può andare oltre la
disabilità e di quanto è bello e ricco e soprattutto possibile,
un mondo senza limiti, barriere, confini, pregiudizi".
Il corso si inserisce in un vasto programma di formazione
"nel segno dell'inclusione e con attività formative e appaganti
sia dal punto di vista fisico e psicologico", precisa Bachisio
Zolo: trekking o pilates nel silenzio del paesaggio ogliastrino.
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