"Le Villi" di Puccini, favola "gotica" di amore e morte, seduce il pubblico cagliaritano. La vicenda di Anna, la prima eroina pucciniana morta per amore, "la fanciulla tradita" che conduce con sé l'antico amante, rivive nel nuovo visionario allestimento del Teatro Lirico di Cagliari.
"Breve, intensa, completa, unisce musica, danza, canto. E' il titolo ideale per avvicinare all'opera anche un nuovo pubblico".
Un invito all opera di Renato Bonajuto, al suo debutto a Cagliari, cui è stata affidata la regia dell'opera di esordio del grande compositore lucchese, andata in scena per la prima volta a Cagliari tra gli applausi, ieri all'Arena del Parco della Musica. Repliche il 29, 30 e 31 alle 21.30.
Un'opera-ballo in due atti, con i cantanti, Andrea Borghini (Guglielmo), Monica Zanettin (Anna), Raffaele Abete (Roberto), la voce narrante di Simeone Latini, danzatrici e danzatori in scena, oltre all'orchestra e al coro. Quest'ultimo posizionato su una piattaforma, nel rispetto delle norme anti-covid, sublima nel canto l'azione in partitura, reinterpretata, in un gioco di specchi dal corpo di ballo. Le raffinate coreografie di Luigia Frattaroli rendono vivo spartito e libretto, aggiungono nuove suggestioni al potere evocativo della musica del giovane Puccini. Tutto ben restituito dalla bacchetta di Giuseppe Grazioli alla guida di Orchestra e Coro del Lirico. Una scenografia scarna ed essenziale, con una piattaforma a segnare il confine tra mondo dei vivi e regno dei morti, circondata dagli alberi della "Foresta Nera", restituisce il senso di una "gothic novel nord europea". Le scene di Danilo Coppola, le luci di Emiliano Pascucci e gli eleganti costumi di Marco Nateri riconducono alle atmosfere di una Mitteleuropa onirica e fiabesca, tra miti nordici e antiche leggende crudeli.
Le promesse d'amore dei due giovani fidanzati sono come velate di malinconia, nel bosco abitato dagli spiriti delle fanciulle defunte. La promessa sposa, già tormentata da tristi presagi, attenderà invano il ritorno dell'amato. Egli, rapito da una "sirena", la dimenticherà. Quando finalmente ritornerà nei luoghi dell'antico amore, il suo destino è già segnato: la fanciulla dopo averlo rimproverato per il tradimento e l'abbandono, gli tenderà le braccia attirandolo nel sepolcro. Il "coro" muto delle Villi danzanti, in una sorta di rito ancestrale, imprigiona lo spergiuro, in un cerchio infernale.
Intorno i corpi nudi e dipinti dei danzatori incarnano gli spiriti, giudici implacabili, in questa storia di amore e morte, che capovolge lo stereotipo della violenza di genere e punisce i seduttori, in un arcaico sistema di vendetta senza speranza di redenzione.