Da Siena alla Sardegna nuragica. Antonio Albanese, regista di Gloria di Francesco Cilea, titolo di apertura della nuova stagione lirica del teatro lirico di Cagliari, sposta l'ambientazione in uno scenario ispirato all'architettura di un pozzo sacro nuragico. "Ho scoperto la meraviglia del Pozzo sacro di Perfugas, un monumento antico e allo stesso tempo di una grande modernità. Ho voluto omaggiare la vostra Isola", ha detto il celebre attore e regista, rivolto alla platea del foyer del Teatro nel corso della guida all'ascolto dell'opera che sarà messa in scena dal 10 febbraio. Poi un tributo a cast e maestranze del Lirico : "Non ho mai trovato un cast così eccezionale", ha detto Albanese.
E' stata una presentazione a tre voci: l'esperto, Gianluigi Mattietti musicologo e critico musicale è stato infatti affiancato, oltre che da Albanese, dal direttore d'orchestra Francesco Cilluffo. "Questa riscoperta di Gloria da parte del teatro lirico di Cagliari è un atto d' amore, la volontà di far conoscere un' opera poco eseguita e che merita di essere apprezzata anche dal pubblico di oggi", ha detto Cilluffo. La serata è stata allietata dalle due arie del soprano Valentina Boi e del tenore Denis Pivnitsky diretti da Giovanni Curreli.
Poi la parola all' esperto. Mattietti ha svelato gli elementi di forza di quest' opera rappresentata per la prima volta nel 1907 alla Scala, diretta da Arturo Toscanini. Non ha il successo sperato e viene ritirata dopo due recite "nonostante con Gloria Cilea tentasse una via al rinnovamento dell'opera italiana, creando un' opera nazionale e recependo le influenze che arrivavano d' oltralpe, in primis Wagner e Debussy - ha aggiunto - una partitura che mescola stili diversi, un' opera sperimentale e innovativa. Ma questo esperimento non ha avuto seguito. Cilea è vissuto per quasi altri 50 anni e non ha più composto opere". Il musicologo ha quindi puntato l'attenzione sui leitmotiv che permeano tutta l'opera. Per poi annunciare che seguirà le rappresentazioni al Lirico. "Applaudo alla scelta dei teatri d'opera di portare in scena anche rarità che meritano di essere conosciute".
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