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La Dia confisca beni a sorella e cognato di Matteo Messina Denaro

La Dia confisca beni a sorella e cognato di Matteo Messina Denaro

Per un valore complessivo di alcune centinaia di migliaia di euro

PALERMO, 25 settembre 2014, 09:59

Redazione ANSA

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L 'arresto di Patrizia Messina Denaro, il 13 dicembre 2013, nella sua abitazione di in Castelvetrano - RIPRODUZIONE RISERVATA

L 'arresto di Patrizia Messina Denaro, il 13 dicembre 2013, nella sua abitazione di in Castelvetrano - RIPRODUZIONE RISERVATA
L 'arresto di Patrizia Messina Denaro, il 13 dicembre 2013, nella sua abitazione di in Castelvetrano - RIPRODUZIONE RISERVATA

   Beni per un valore complessivo di alcune centinaia di migliaia di euro sono stati confiscati dalla Direzione investigativa antimafia (Dia) alla sorella del boss latitante Matteo Messina Denaro, Anna Patrizia, 44 anni, ed al marito di quest'ultima, Vincenzo Panicola, anche lui di 44 anni, entrambi detenuti per associazione mafiosa.

    Il provvedimento riguarda beni aziendali ed i capitali sociali delle ditte Vieffegi service, Vieffegi impianti e Soropa costruzioni nonché il compendio aziendale di un'azienda olivicola intestata alla sorella del capo mafia, oltre ad alcuni rapporti bancari.

    Attraverso la Vieffegi, Panicola prestava la sua attività di pulizia all'interno del Centro commerciale 'Belicittà' di Castelvetrano, appartenente al gruppo imprenditoriale 6Gdo dell'imprenditore Giuseppe Grigoli, condannato per concorso in associazione mafiosa e ritenuto prestanome del boss Matteo Messina Denaro.

    Vincenzo Panicola, figlio del defunto patriarca mafioso Vito, è detenuto perché ritenuto responsabile, insieme ad altri tra cui il cognato Matteo Messina Denaro, Filippo Guttadauro, Leonardo Bonafede e Franco Luppino, di associazione mafiosa quali componenti del mandamento mafioso di Castelvetrano.

    Anna Patrizia Messina Denaro, ritenuta in contatto con il fratello latitante, per conto del quale smistava i suoi ordini, è stata arrestata dalla Dia nel dicembre scorso, nel corso dell'operazione 'Eden', con l'accusa di estorsione aggravata dal favoreggiamento di cosa nostra. 

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