"Voglio capire perché siamo imputati solo io e Scarantino per avere fatto condannare degli innocenti, cui è stato inflitto pure il carcere duro. Voglio capire perché non sono imputati i funzionari che mi hanno costretto ad accusare degli innocenti. È un rimorso che mi porterò dentro per tutta la vita. Mi rivolgerò anche alla Corte europea di Strasburgo e al presidente della Repubblica Mattarella". Si è sfogato così, prima di scoppiare a piangere, il falso pentito Francesco Andriotta, deponendo in videoconferenza nel quarto processo per la strage di via D'Amelio, che lo vede imputato in Corte d'Assise a Caltanissetta per calunnia. E' accusato di avere detto il falso sulla fase preparatoria dell'attentato del 19 luglio '92, in cui morirono il magistrato Paolo Borsellino e cinque agenti di scorta. Sotto processo per calunnia ci sono anche Vincenzo Scarantino e Calogero Pulci, mentre i boss di Brancaccio Salvo Madonia e Vittorio Tutino rispondono di strage. L'esame di Andriotta, iniziato ieri pomeriggio, sta proseguendo questa mattina. Ieri l'imputato aveva accusato l'ex capo della Mobile di Palermo Arnaldo La Barbera e due funzionari di polizia di averlo costretto a mentire.
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