Quante parole occorrono per raccontare una vita? Se lo domandassimo ad Angela, giornalista "di pancia", probabilmente vi chiederebbe quante battute abbia a disposizione, per poi pretenderne qualcuna in più perché la storia merita di essere raccontata per bene. Se dovessimo chiederlo a Paolo, si comporterebbe come sempre: schivo, indisponente, ne sputerebbe di arrabbiate, infarcite di parolacce inutili e vuote, senza crederci veramente e fino in fondo. Per Anna, invece, ne basterebbe una. Una soltanto.
"La cosa più importante che ho imparato è questa, e ho giurato a me stessa di non scordarla mai: le parole ci sono sempre, bisogna soltanto provare a dirle". È sulle parole che la giornalista Daniela Tornatore con il suo primo romanzo dal titolo "L'ultimo ricordo" (Edizioni Leima) costruisce una storia densa di emozioni. È alle parole che chiede al lettore di prestare attenzione, più di quanto non faccia normalmente quando sta per iniziare a leggere un nuovo libro. È delle parole che ci chiede di prenderci cura ogni giorno, senza sceglierle a caso, senza servircene come se ci fosse sempre tempo per rimediare.
Perchè le parole, come spiega Nanni Moretti in uno dei suoi film, sono importanti.
C'è più di una storia ne "L'ultimo ricordo". Ci sono personaggi che diventano racconti, ci sono voglia di verità e di informazione, ci sono unioni che sopravvivono e legami recisi, c'è il bisogno di portare alla luce chi spesso viene relegato nell'ombra. Ci sono Anna, Paolo e Angela e dopo aver letto cosa li tiene insieme vi sembrerà di tornare a respirare dopo aver trattenuto a lungo il fiato. Con uno stile ricco ma mai forzato, Daniela Tornatore ci regala una storia travolgente, che cattura sin dalle prime battute, e trascina il lettore in un'altalena emotiva che sarà difficile dimenticare. L'1 febbraio il volume verrà presentato in anteprima all'auditorium Rai di Palermo alle ore 18:00. Dal 6 febbraio sarà possibile trovare il libro in tutte le librerie di Italia.
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