La Soprintendenza del Mare ha
individuato una nave oneraria, ovvero addetta ai trasporti
commerciali, nello specchio d'acqua antistante Marausa, in
provincia di Trapani. Il ritrovamento, realizzato con la
collaborazione della Capitaneria di porto di Trapani, è avvenuto
grazie alla segnalazione di un relitto con anfore da parte di
Francesco Brascia, dipendente del ministero della difesa del
Terzo stormo Trapani-Birgi.
L'intervento è stato coordinato dal responsabile del gruppo
subacqueo della Soprintendenza del mare, Stefano Vinciguerra, e
da alcuni esperti collaboratori che sono stati assistiti dal
Battello GCB36, con il comandante Giuseppe Giacalone.
L'immersione si è svolta a circa 60 metri dalla costa, dove
è risultata subito visibile una porzione di circa dieci metri di
un relitto. Proprio tra la sabbia sono stati individuati
innumerevoli frammenti di anfore. La Sopmare ha già prelevato
tre reperti per le indagini diagnostiche: di questi uno presenta
sull'orlo un'iscrizione, l'altro sotto il collo porta incise due
lettere A e F e il terzo è una porzione di anfora contrassegnata
da un'incisione che ricorda una torre.
"I reperti prelevati dalla nave, orli di anfora africana,
sono attestabili alla tarda età imperiale - dice la
soprintendente del Mare, Valeria Li Vigni - Proseguiremo le
ricerche di questo relitto di cui si vede parte del fasciame e
alcune ordinate, oltre numerosi frammenti di anfora. Le anfore
venivano utilizzate per il trasporto di derrate alimentari; ciò
confermerebbe la presenza di un emporium, come aveva già
ipotizzato Sebastiano Tusa al momento della scoperta del primo
relitto di Marausa, recuperato a 500 metri di distanza e oggi
esposto al Baglio Anselmi di Marsala"
"Marausa si conferma un importante luogo di approdo -
sottolinea l'assessore dei Beni culturali Alberto Samonà -
proprio come ipotizzato da Tusa. Questo secondo rinvenimento,
conferma l'interesse dell'assessorato ad approfondire le
indagini su uno specchio d'acqua che ci ha già restituito una
delle più interessanti navi onerarie romane di età tardo antica
che è stata recuperata, restaurata e musealizzata secondo una
modalità che ha trovato in Sebastiano Tusa un fermo
sostenitore".
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