Due 14enni, accusati di avere torturato tre disabili a Licata, sono stati collocati in altrettante comunità di recupero. La misura cautelare è stata eseguita dai carabinieri. Secondo l'accusa, la 'baby gang', insieme con altri maggiorenni già arrestati, per mesi ha letteralmente trattato da bersagli persone indifese "procurando loro - con violenze e gravi minacce poiché agendo con crudeltà - sofferenze fisiche e psichiche, nonché ledendo la loro dignità". Molti degli episodi sono stati ripresi con i cellulari e pubblicati sui social network, con lo scopo, accusa la Procura per i minorenni di Palermo, di "deridere le vittime".
La misura cautelare, emessa dal Gip per i minorenni di Palermo su richiesta del procuratore Massimo Russo, è stata eseguita dai carabinieri della compagnia di Licata, al comando del capitano Francesco Lucarelli.
In una occasione, i due 14enni, assieme a quattro maggiorenni, si sono introdotti di notte nell'abitazione a Licata di una delle vittime: hanno immobilizzato l'uomo che dormiva e i due minorenni, comprimendogli la testa con il piede e il collo sino quasi a soffocarlo, gli hanno tagliato i capelli con un rasoio elettrico cercando anche di bruciargli i capelli con un accendino e la pelle con una sigaretta. Oltre ai disabili, la baby gang ha aggredito un ex assessore comunale nella villa Regina Elena di Licata: i due minorenni lo hanno colpito a bastonate perché li aveva poco prima rimproverati perché stavano distruggendo un tabellone del giardino pubblico. L'uomo ha riportato la frattura di un dito della mano e un trauma cranico alla fronte con punti di sutura, con un pericolo di sfregio permanente. I video di quelle torture, realizzati con i telefoni cellulari, erano stati cancellati, ma i carabinieri sono però riusciti a recuperarli.
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