"In questi giorni ho evitato
sovraesposizioni mediatiche e dichiarazioni rabbiose rispettando
una legge che è stata e continua a essere fondamentale nella
guerra contro Cosa nostra, ma nessuno può essere più addolorato
e indignato di noi davanti alla scarcerazione di uno degli
individui peggiori che la storia del Paese abbia conosciuto. Ho
ascoltato moltissime dichiarazioni di politici e assistito a
un'ondata di indignazione dell'opinione pubblica che dimostra
quanto la coscienza dei nostri concittadini sia mutata e
maturata in questi 29 anni". Lo dice Maria Falcone, sorella
del magistrato ucciso dalla mafia dopo la scarcerazione del boss
mafioso Giovanni Brusca, che si è autoaccusato di aver premuto
il telecomando che fece esplodere il tritolo che provocò la
strage di Capaci. "Oggi, in un giorno tanto importante per la
nostra Nazione in cui, come ha detto il capo dello Stato Sergio
Mattarella, rinnoviamo la gratitudine a chi ha sacrificato la
vita per l'Italia, - aggiunge - voglio lanciare un appello alla
politica affinchè traduca lo sdegno espresso per la liberazione
di Giovanni Brusca in un impegno reale per una approvazione
veloce della riforma della legge sull'ergastolo ostativo
sollecitata dalla Corte Costituzionale". "Voglio dire a tutte
le forze politiche, molte delle quali peraltro votarono la legge
sui pentiti voluta da mio fratello, - spiega - che oggi hanno
l'occasione per dimostrare che la lotta alla mafia resta una
priorità del Paese e che possono, al di là delle parole,
attraverso una normativa giusta, evitare scarcerazioni e
permessi i boss che mai hanno interrotto il loro perverso legame
con l'associazione mafiosa. Concedere benefici a chi neppure ha
dato un contributo alla giustizia sarebbe inammissibile e
determinerebbe una reazione della società civile ancora più
forte di quella causata dalla liberazione, purtroppo
inevitabile, del "macellaio" di Capaci", prosegue.
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