ANDREA GIUSEPPE CERRA: LA CITTÀ SEPOLTA (RUBBETTINO EDITORE, 246 PAGINE, 18 EURO) Prima della cacciata del 1492 la Sicilia era per gli ebrei "Achèr Israel", ovvero "Altro Israele".
Già questa definizione indica il ruolo particolare e importante svolto dalle comunità ebraiche nel tessuto economico e sociale dell'isola.
La conferma
viene da uno studio condotto da Andrea Giuseppe Cerra,
ricercatore dell'università di Catania, che ne ha ricavato un
libro: "La città sepolta. Politica e istituzioni degli ebrei a
Catania nel XV secolo" edito da Rubbettino.
L'editto di Granada venne applicato in Sicilia solo tre mesi
dopo la promulgazione. E colpì soprattutto gli ebrei
commercianti e professionisti, in primo luogo i medici giunti in
Sicilia nella seconda metà del 1300. Quei medici provenivano
soprattutto dal nord e dal centro Italia. La loro presenza si
rivelò decisiva per sconfiggere le epidemie di peste. Eppure
agli ebrei era vietato studiare medicina oppure di prestare cure
in favore dei cristiani. E tuttavia il divieto veniva
sistematicamente violato proprio da coloro che lo avevano
imposto: pontefici, alti prelati e nobili.
Se agli uomini era difficile a quel tempo diventare medici
figurarsi quali ostacoli dovevano affrontare le donne. Nessuna
infatti ottenne l'abilitazione all'esercizio della professione
medica. Il divieto venne scavalcato solo nel caso di Virdimura,
di origine ebraica e moglie dell'ebreo Pasquale de Medico di
Catania. Accompagnata da una "lodabile fama", si sottopose alla
prova di abilità davanti a una commissione e diventò una vera
"dutturissa". Fu la prima donna medico autorizzata a esercitare
in Sicilia.
Anche la storia di Virdimura offre l'immagine della comunità
ebraica catanese operosa e integrata, seppure caratterizzata da
forti tratti distintivi.
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