La legislazione antimafia italiana
è un modello anche per altri paesi e consente di promuovere una
lotta efficace a Cosa nostra. Nella relazione di apertura
dell'anno giudiziario del presidente della Corte d'appello di
Palermo, Matteo Frasca, c'è una difesa molto convinta di quelle
norme antimafia frutto "dell'impegno e del sacrificio, anche
estremo, di tanti esponenti delle istituzioni".
Siccome ha consentito di "raggiungere risultati di grande
rilievo" il complesso delle leggi, secondo Frasca, "va mantenuto
in tutta la sua consistenza e in ogni sua componente, senza
arretramenti di sorta e ancor meno senza indulgere alla
pericolosa e miope convinzione di essere al traguardo". Frasca
ricorre ai toni dell'appello quando ricorda che la legislazione
antimafia italiana è all'avanguardia nel contesto europeo e
anche per questo, dice, "l'Italia deve avere l'orgoglio e la
forza di essere trainante per altri Stati che si rivolgono a noi
con ammirazione e interesse".
"Consolidare ed esportare oltre confine le risalenti
acquisizioni normative in materia di contrasto alla mafia -
aggiunge - deve essere un impegno irrinunciabile, nella
consapevolezza che anche la criminalità organizzata ha varcato i
confini degli Stati e si muove a livello tentacolare cercando di
sfruttare contesti territoriali extranazionali meno attrezzati
del nostro".
La strada è ancora "molto lunga e impervia e soprattutto non
può basarsi solo sulla repressione", sostiene il presidente
Fasca, su quella "distaccata opera di repressione", che Paolo
Borsellino riteneva insufficiente. Per questo è importante, se
non decisiva, la "rimozione delle condizioni sociali ed
economiche sulle quali prospera la criminalità organizzata di
tipo mafioso e a questo processo di liberazione e di crescita
democratica devono concorrere la comunità e tutte le Istituzioni
con un'azione corale e sinergica". Richiamando i moniti del
presidente Sergio Mattarella ("La Costituzione nostra bussola"),
Frasca sostiene che alla magistratura compete non solo
l'accertamento dei reati ma anche la garanzia della "effettività
dei diritti, iniziando da quelli sociali che trovano
riconoscimento innanzitutto nella Costituzione".
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