Partiti da Sfax in Tunisia, con il mare in tempesta. Dopo circa 6 ore di navigazione, il barchino di metallo di 7 metri sul quale erano stati "caricati" in 45, si è ribaltato ed è affondato. Quarantuno, fra cui 3 bambini, i migranti morti; quattro - tre uomini e una donna, originari di Costa d'Avorio e Guinea Konakry - i sopravvissuti che sono riusciti ad arrivare a Lampedusa. E poco dopo, sono giunti 18 tunisini bloccati dalla Guardia di finanza. I naufraghi sono stati salvati, nelle acque antistanti a Zuwara in Libia, dalla nave, battente bandiera maltese, bulk carrier "Rimona".
Né l'equipaggio del mercantile, né i militari della motovedetta Cp327 della Guardia costiera, sulla quale i superstiti sono stati trasbordati, hanno avvistato cadaveri dei compagni di viaggio perché i quattro sono stati soccorsi ieri, dopo più giorni dal naufragio e molto distante dal punto in cui si sarebbe consumata la tragedia. I naufraghi hanno raccontato ai militari della Guardia costiera prima, e ai poliziotti della squadra mobile di Agrigento poi, di essere partiti da Sfax in 45, fra cui 3 bambini, alle 10 di giovedì. Il loro barchino si sarebbe capovolto per le onde e sarebbe affondato. Tutti i migranti - stando a quanto riferito dai superstiti - sono finiti in mare.
Solo in 15 avevano un salvagente, ma, con il passare delle ore, sono annegati. I sopravvissuti, 3 minorenni non accompagnati e un uomo adulto, hanno riferito di essere rimasti per diverse ore in acqua, aggrappati a delle camere d'aria, almeno fino a quando non sono riusciti ad avvicinarsi e a salire su una barca in ferro, senza motore, verosimilmente abbandonata dopo un trasbordo di altri migranti. Sulla carretta sono rimasti alla deriva, trasportati dalla corrente - stando alle confuse dichiarazioni dei naufraghi - per circa 3 o 4 giorni. Ad avvistarli e localizzarli ieri è stato l'assetto aereo Frontex "Eagle2" che ha fatto scattare i soccorsi. La Capitaneria di porto ha attivato la Guardia costiera libica, perché il natante con i 4 sopravvissuti nel frattempo era finito al largo della Libia, ma nessuno è intervenuto. Le motovedette italiane si sono dunque spostate fino al largo delle acque di Zuwara dove i quattro erano stati, nel frattempo, messi in salvo dalla nave bulk carrier "Rimona".
Il procuratore capo facente funzioni di Agrigento, Salvatore Vella, ha aperto un fascicolo a carico di ignoti per favoreggiamento dell'immigrazione clandestina e morte quale conseguenza di altro reato. Stessi reati ipotizzati nell'inchiesta che viene portata avanti per il doppio naufragio, verificatosi nel pomeriggio di sabato scorso, a circa 23 miglia Sud-Ovest da Lampedusa. Allora i dispersi furono 33 e 2 le salme recuperate: una donna e un bambino di un anno e mezzo, entrambi ivoriani, recuperati dalle motovedette della Capitaneria che hanno tratto in salvo 57 ivoriani, gambiani, malesi e senegalesi. Di "assoluta mancanza di scrupoli dei trafficanti che fanno partire i migranti con il mare in tempesta, esponendoli ad altissimo rischio di morte in mare" hanno parlato Unicef, Oim e Unhcr. Secondo il Missing migrants project dell'Oim sono già oltre 1.800 le persone morte e disperse lungo la rotta del Mediterraneo centrale. "Tutto ciò è inaccettabile e, in gran parte, evitabile: l'Italia e l'Europa si assumano la responsabilità di creare un sistema coordinato e strutturato di ricerca e soccorso in mare per salvare la vita delle persone e aprano canali sicuri e legali di ingresso", ha scritto invece Save the Children. L'ex sindaco delle Pelagie, Giusi Nicolini, punta il dito contro il Governo: "Mi chiedo quante di queste vite inghiottite dal mare avrebbero potuto salvarsi senza l'accanimento contro le navi delle Ong".
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