Parola d'ordine: sobrietà,
compostezza, misura. Al concerto della Foss di ieri sera al
teatro Politeama di Palermo, che per la seconda volta ha visto
sul podio Beatrice Venezi, chi si aspettava una coda delle
polemiche e le contestazioni dei giorni scorsi, è rimasto
deluso. Tutto si è svolto secondo un collaudato copione. Il
pubblico ha applaudito compostamente un programma veramente
audace: la sesta sinfonia di Cajkovskij e la sesta di
Shostakovic. Due sinfonie russe per grandi bacchette, tali sono
le difficoltà interpretative che presentano.
La Venezi si è presentata in pantalone nero e camicia bianca,
capelli legati, niente svolazzi, con buona pace di Virginia
Raffaele. Quella che chiamiamo "La Patetica" è l'ultimo
capolavoro del genio russo, il suo testamento, anzi il Requiem
scritto per se stesso. Cajkovskij sapeva di dover morire. La
scelta che gli era stata proposta era chiara: prendere il veleno
o accettare il giudizio del Gran Giurì con il disonore più
clamoroso. Cajkovskij era omosessuale e in quei mesi si era
intrattenuto con il figlio diciasettenne di un conte molto
vicino allo Zar. Diresse la sua ultimo sinfonia che esprime
tutta la temperie drammatica degli ultimi giorni e dopo una
settimana prese il veleno. Per escludere l'ipotesi del suicidio,
la famiglia disse che per errore aveva bevuto acqua contaminata
dal colera. Nel primo e nel quarto movimento della sinfonia
tutto questo è chiarissimo, il ricordo di tutta una vita, la
sofferenza e infine il lentissimo abbandono della vita e della
sua amata campagna russa.
L'orchestra sinfonica siciliana al completo, 85 elementi,
suona con buona competenza e la Venezi dimostra di conoscere
bene la partitura. Quello che manca è la dolcezza amara
dell'ultimo movimento, il gesto è sempre abbastanza
coreografico, magniloquente. Una buona prova, ma senza la
necessaria emozione, anzi commozione. Per essere chiari, si
ricorda ancora la direzione di Valery Gergiev qualche anno fa
per Radio France, con le lacrime che comparvero al quarto
movimento. Più a suo agio la direttrice con la sesta sinfonia di
Shostakovic, colta nella sua potenza, ma anche nella sua ironia.
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