L'imponente serbatoio d'acqua a 40
metri di altezza che si erge simile a un fungo tra il viale
Tirreno e la via Santa Sofia, di proprietà dell'Università, è
stato totalmente ristrutturato dal Policlinico. L'intervento di
consolidamento e risanamento globale della vasca e della
struttura portante ha richiesto diversi mesi di lavoro.
Progettata intorno alla metà degli anni '60 e realizzata tra la
fine degli anni '70 e gli inizi degli anni '80, in cinquant'anni
di vita la cisterna non era mai stata oggetto di un'operazione
di restauro e messa in sicurezza. L'infrastruttura è
indispensabile per la vita e l'attività quotidiana del
Policlinico e della Cittadella poiché assicura di fatto oltre
600mila litri d'acqua al presidio di via Santa Sofia e alle sedi
universitarie ed è stata oggetto di un'opera di "maquillage" con
un coloratissimo "murales" dello street artist Antonio Carmelo
Barbagallo. Per dipingere l'intera parete circolare Barbagallo
ha impegnato oltre due mesi in condizioni di lavoro non agevoli,
quasi sempre in piedi sul ponteggio allestito tutt'intorno,
agganciato alle funi di sicurezza. Il tema dell'opera di arte
urbana realizzata è un inno alla cura dell'ambiente. In
particolare, il disegno rappresenta l'insieme di vari elementi
naturali come fauna, flora, aria, fuoco, acqua e terra uniti
simbolicamente insieme dall'abbraccio di una bambina e di un
adulto con la natura. Tra gli animali raffigurati ci sono un
rospo e un tipo di granchietto d'acqua dolce locale che trovano
il proprio habitat all'interno delle acque della vicina timpa di
Leucatia, quasi a segnare un filo immaginario che unisce
l'antica fonte d'acqua a quella della cisterna universitaria. La
realizzazione della fatica di street art non ha comportato alcun
costo aggiuntivo rispetto a quello sostenuto per il
completamento dei lavori edili.
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