Il capomissione, la medica di
bordo e il comandante della nave di Mediterranea Saving Humans
hanno denunciato "la cosiddetta Guardia costiera libica" per
l'attacco subito dai naufraghi e dall'equipaggio della Mare
Jonio lo scorso 4 aprile in acque internazionali. In
quell'occasione, la motovedetta libica 658 Fezzan, donata nel
2018 dal governo italiano alle autorità di Tripoli, era
intervenuta sulla scena del soccorso di un'imbarcazione con 45
persone in pericolo, operato dalla Mare Jonio, e l'equipaggio
libico aveva aperto il fuoco contro le persone in acqua e i
soccorritori di Mediterranea, mettendone a rischio l'incolumità.
E' una lunga serie di reati che vengono ipotizzati nell'esposto
depositato alla Procura della Repubblica di Roma, autorità
giudiziaria competente per i delitti commessi all'estero contro
cittadini e beni italiani, e alla Procura Europea per verificare
l'impiego dei mezzi e dei finanziamenti concessi da istituzioni
dell'Unione e dal governo italiano alle milizie libiche.
I legali di Mediterranea - avvocati Serena Romano e Fabio
Lanfranca - chiedono all'Autorità giudiziaria di indagare i
responsabili dell'attacco per i reati di pirateria, tentato
sequestro di persona, tortura e violenze, aggravati dall'uso
offensivo delle armi da fuoco e dal concorso di una vera e
propria organizzazione criminale, impegnata con continuità nella
cattura e deportazione in Libia di persone in fuga proprio da
quel Paese. Il testo dell'esposto è stato inviato questa mattina
anche al Primo Ministro del Governo di Unità Nazionale libico,
Abdulhameed Mohamed Dabaiba, al Ministro degli Affari Esteri Al
Taher Salem Al Baour e al Ministro dell'Interno Imad Mustafa
Trabelsi, alla Presidente del Consiglio dei Ministri Giorgia
Meloni, al Ministro degli Affari Esteri Antonio Tajani e al
Ministro dell'Interno Matteo Piantedosi, anche per tramite degli
Ambasciatori d'Italia e Ue a Tripoli Nicola Orlando e di Libia a
Roma Muhannad Saeed Ahmed Younes.
Riproduzione riservata © Copyright ANSA