"I beni confiscati sono la
metafora della capacità dello Stato non solo di sottrarre
patrimoni ai mafiosi ma di restituirli alla collettività, per
questo abbiamo pensato nel giorno del ricordo di Paolo
Borsellino e dei suoi agenti di scorta a una riflessione su
questo tema. Qualche passo avanti nella gestione è stato fatto,
ma dobbiamo superare lentezze e burocrazia che stanno devastando
la credibilità delle nostre istituzioni". Così il presidente
della commissione Antimafia all'Ars, Antonello Cracolici, alla
prima iniziativa congiunta con la commissione nazionale
antimafia intitolata "Beni confiscati: dalla sottrazione alle
mafie alla restituzione alla società. L'impegno del Pd
nell'anniversario della strage di via D'Amelio", organizzata a
Palermo con Anthony Barbagallo, segretario regionale Pd Sicilia
e segretario della commissione nazionale Antimafia. Con loro,
all'oratorio di sant'Elena e Costantino, c'erano anche Giovanni
Burtone e Fabio Venezia, componenti della commissione regionale
antimafia, Enza Rando, responsabile Legalità della segreteria
nazionale Pd, Peppe Provenzano, componente della commissione
nazionale Antimafia, Walter Verini, capogruppo Pd in commissione
nazionale antimafia.
"La Sicilia da sola ha il 40% dei beni confiscati di tutta
Italia, la loro gestione deve essere più prossima ai territori -
ha aggiunto Cracolici - Ad esempio, per quanto riguarda la
Sicilia non si può accettare che a gestire i suoi beni sia
un'agenzia che ha sede a Reggio Calabria. Se poi manca un
processo trasparente da parte dello Stato si creano polemiche e
opacità nella gestione. Inoltre, non esiste ancora una
piattaforma digitale per individuare in modo trasparente i beni
e procedere alla loro assegnazione. In un momento come quello
attuale, nel quale la tensione civile è più bassa, c'è un
tentativo di cancellare gli strumenti di prevenzione e confisca,
per questo è importante tenere alta la vigilanza civile, che non
può essere circoscritta alle ricorrenze".
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