Quando lo incontrò per raccogliere
le sue prime dichiarazioni da collaboratore si rifiutò di
stringergli la mano. Tanto era grande per Franca Imbergamo, già
magistrato della Dda di Palermo e ora della Direzione nazionale
antimafia, l'orrore per i tanti feroci crimini del boss. Era
stato lui a ordinare lo strangolamento del piccolo Giuseppe Di
Matteo, era stato lui a lanciare con un telecomando l'impulso
alla bomba della strage di Capaci, e c'era la sua mano nelle
centinaia di delitti ideati e organizzati dalla componente
corleonese di Cosa nostra.
Ora Franca Imbergamo ricorda l'impatto emotivo del suo
incontro con il boss, tornato in libertà dopo 25 anni di carcere
duro, ma preferisce mettere da parte ogni giudizio sul profilo
umano di Brusca. E a proposito delle polemiche suscitate
dall'annuncio che il libro di memoria del boss sarà presentato a
San Giuseppe Jato, dove ha formato la sua spietata figura
criminale, dice: "Mi sembra opportuno valorizzare oggi il suo
percorso di collaborazione con la giustizia. Non si può certo
definire lineare, come accade in molti percorsi di
collaborazione, ma resta uno strumento processuale
indispensabile Ricordiamo che Brusca è stato un personaggio
apicale nella struttura militare di Cosa nostra. Il suo racconto
può suscitare un comprensibile orrore, e per questo allora mi
rifiutai di stringergli la mano. Ma poi ho potuto apprezzare la
sua collaborazione e il suo racconto su circostanze controllate
in modo obiettivo che hanno dato un grande contributo
processuale".
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