C'è il massimo riserbo da parte
della polizia di Sciacca (Agrigento) sulle indagini per
l'aggressione denunciata nei giorni scorsi dai familiari di uno
studente sedicenne che, mentre si accingeva a prendere il bus
che lo avrebbe riportato a casa, in un comune dell'hinterland, è
stato raggiunto e percosso a colpi di casco sulla testa, calci e
pugni da due coetanei, compagni non di classe ma di istituto.
Tra le ipotesi investigative tuttora al vaglio degli inquirenti
ci sarebbe anche quella di atti di bullismo legati all'omofobia.
I responsabili dell'aggressione, identificati dagli agenti
grazie alle testimonianze raccolte poco dopo l'episodio, sono
stati denunciati per lesioni aggravate alla procura presso il
tribunale dei Minori di Palermo.
Gli investigatori sono sulle tracce di un terzo minorenne il
quale, pur non avendo partecipato attivamente al pestaggio,
avrebbe fatto da palo. Nelle ultime ore, sul tavolo degli
inquirenti, come pubblica oggi il Giornale di Sicilia, sarebbe
finito anche un post dal contenuto inquietante pubblicato sul
suo profilo Instagram da uno dei due giovani identificati dalla
polizia: "Ringraziatemi che l'ho lasciato vivo", ha scritto. Al
vaglio degli agenti anche i messaggi, che conterrebbero chiare
minacce, nello smartphone del ragazzo.
La mamma della vittima si è detta sconvolta per questa
violenza inaudita: "Mio figlio ha perso la memoria per tutto il
giorno di venerdì", ha detto la donna. Rivelando anche che nei
giorni precedenti il ragazzo non voleva andare a scuola, che
probabilmente era impaurito. "È buono, e non ha mai litigato con
nessuno, ma ho saputo che è stato anche minacciato". Le indagini
puntano adesso a verificare il contesto dei rapporti tra i
ragazzi precedentemente all'aggressione. La mamma di uno dei
presunti picchiatori intanto ha smentito la ricostruzione dei
fatti, sostenendo che le conseguenze per il giovane picchiato
non sarebbero state così gravi.
Secondo le indagini solo un paio di studentesse sarebbero
intervenute per difendere il giovane mettendo in fuga gli
aggressori e poi chiamare l'ambulanza.
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