Quando si è direttore di un
giornale come "Il fatto quotidiano" e spesso ospite di
trasmissioni televisive di successo che bisogno c'è del teatro?
"Il tempo" risponde Marco Travaglio domani sera, venerdì 22
novembre, al Metropolitan di Catania con lo spettacolo, giunto
alla seconda stagione, dal titolo "I migliori danni della nostra
vita".
"Il giornale - osserva Travaglio - non può avere spazio
sufficiente e la televisione ha tempi talmente ristretti che i
concetti volano e si dileguano. E poi a teatro puoi guardare in
viso gli spettatori e vedere se seguono, se concordano con te o
no. Lì la reazione è immediata. Questo è impossibile se ci si
confina nei luoghi tradizionale di lavoro".
Dunque sempre di informazione si tratta, ma fatta dal
palcoscenico. In questi "danni" ci sono gli ultimi cinque anni
di politica italiana e l'altra forza politica silenziosa:
l'astensionismo, diventato ormai il primo "partito" del paese.
Travaglio indaga le ragioni di una così crescente disaffezione e
spiega anche le ragioni delle sue simpatie verso Il Movimento 5
Stelle. "La politica non deve essere aristocratica, ma
democratica. Non sono un fautore dell'aristocrazia
intellettuale. Mi dispiace se lo sembro. E non dimentichiamo che
Conte è un professore di Diritto Privato. E preferisco un Di
Maio che ha realizzato il reddito di cittadinanza alla Fornero
che ha fatto massacro dei diritti dei lavoratori. La gente vuole
un cambiamento e se non avviene accade che alla successiva
votazione se ne sta a casa".
Ma la responsabilità dell'informazione in questi "danni" ha
un ruolo importante o no? "Certo, i titoli dei giornali fanno da
cornice al mio spettacolo, l'informazione ha le sue colpe gravi,
in termini di autocensura, di malafede o di reale non
comprensione della realtà che cambia alla velocità della luce, e
soprattutto delle conseguenze di ciò che viene pubblicato".
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