Con oltre 130mila presenze in tre
giorni, lo Sfincione Fest di Bagheria, giunto alla sua settima
edizione, si conferma tra le principali manifestazioni
enogastronomiche della Sicilia. La kermesse, organizzata il 22,
23 e 24 novembre dall'Associazione La Piana d'Oro e prodotta da
Catanzaro & Partners, con il contributo dell'Assessorato
dell'Agricoltura dello sviluppo rurale e della pesca
mediterranea della Regione Siciliana, ha offerto, con il
patrocinio del Comune di Bagheria, tre giorni di spettacoli
andati in scena negli spazi dello Sfincione Taste allestito in
piazza Garibaldi, davanti alla settecentesca Villa Palagonia. In
vetrina i prodotti della tradizione, a partire dallo sfincione,
nella versione bagherese, di colore bianco, e in quella
palermitana, preparata con il pomodoro. Nello Sfincione Taste
c'è stato anche chi, come lo chef di Bagheria, Tony Lo Coco, ha
offerto del prodotto tipico una rivisitazione da ristorante
stellato, proponendo una crema di sfincione condita con il
gamberetto bianco e ottenendo un risultato dal sapore delicato e
accattivante. O chi, come Andy Luotto, il cuoco che i più grandi
ricordano nelle vesti di attore comico al cinema e in tv, ha
voluto dare un saggio di recupero dei resti della produzione
dello sfincione, mentre Luciano Di Martino, reso popolare dalla
trasmissione Masterchef Italia, ha scelto di «sdoganare» la meno
accreditata delle eccellenze povere della cucina palermitana, la
frittola, mostrata al pubblico in soluzione marinara, con gli
scarti di baccalà, capone, polpo e calamaro, insaporiti da una
maionese di sfincione. Il pesce povero della storia culinaria
siciliana si è confermato condimento d'eccezione anche nel
piatto proposto dallo chef Seby Sorbello, la frittella con
ricotta e acciuga, o nell'iconica pasta con le sarde di Giusina
in cucina. Lezione di gusto e leggerezza nello sfincione con la
cipolla a lunga cottura e non soffritta di Daniele Vaccarella,
così come nella proposta a tripla lievitazione di Pierangelo
Chifari. Tra gli sfincioni dei panificatori presenti numerose le
varianti fatte conoscere al grande pubblico, dal tris di
formaggi (caciocavallo, tuma e ricotta) del «bianco» in teglia
di Monreale al «rosso» tondo di Santa Flavia.
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