Dopo 25 anni dal successo della
"Lulù" di Berg, Mario Martone torna a Palermo e firma al Teatro
Massimo la regia di "Otello" di Verdi, coprodotto con il San
Carlo di Napoli. Sarà un Otello contemporaneo, al debutto il 24
gennaio, che si immerge nelle guerre del deserto mediorientale,
dove l'esercito occidentale può "piegare l'orgoglio musulmano",
come scrive il librettista Arrigo Boito. Sul podio una vecchia
conoscenza del Massimo, Jader Bignamini che dirige un cast di
prestigio: Yusif Eyvazov, Otello; Nicola Alaimo, Jago; e Barno
Ismatullaeva, Desdemona.
Nel deserto dove il cielo stellato è luce e guida, Martone si
concentra sul rapporto Otello-Desdemona, uno scontro tra due
personalità forti e moderne che condurrà all'assassinio di lei.
"Un'opera spesso definita giustamente politica - spiega Martone
- e politico è lo sguardo sul nostro tempo. Lo spostamento
temporale è soprattutto in funzione del personaggio di
Desdemona, anche lei arruolata, anche lei militare e
musicalmente si avverte che Verdi freme per Desdemona, come
avviene spesso per le sue protagoniste femminili. Uno dei
momenti più commoventi è la ripetizione del tema d'amore quando
Otello uccide Desdemona. È un grande avvertimento per ciò che è
diventato così triste e attuale. La sensibilità di Verdi per
l'animo femminile non ha eguali. Ma quel demonio di Jago riesce
a manipolare Otello, insinua nella sua mente ciò che non esiste,
in quel deserto dove abitano anche le allucinazioni. Il deserto
non è solo un paesaggio crudele e perfido, ma anche il simbolo
della condizione umana dei protagonisti. È un'opera che ho amato
moltissimo e ho avuto la fortuna di dirigere le opere verdiane
tratte da Shakespeare".
In "Otello" il ruolo dei due cori, adulti e voci bianche, è
imponente ed è diretto da Salvatore Punturo. Le scene sono
firmate da Margherita Palli e i costumi da Ortensia De
Francesco, i video sono di Alessandro Papa. Il penultimo
capolavoro del genio di Busseto risale al 1887, dopo ci sarà
solo il Falstaff. In scena fino al 30 gennaio.
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