Debutterà in prima assoluta al
Teatro Biondo di Palermo, venerdì 31 gennaio alle ore 21 Il male
oscuro di Giuseppe Berto nell'adattamento e con la regia di
Giuseppe Dipasquale.
Protagonista, nel ruolo di Bepi, è Alessio Vassallo, al suo
fianco Ninni Bruschetta nel duplice ruolo dello psicanalista e
del padre di Bepi, e Cesare Biondolillo, Lucia Fossi, Luca
Iacono, Viviana Lombardo, Consuelo Lupo, Ginevra Pisani.
Le scene dello spettacolo, prodotto dal Teatro Biondo Palermo
insieme a Marche Teatro e al Teatro Stabile di Catania, sono di
Antonio Fiorentino, i costumi di Dora Argento, le musiche di
Germano Mazzocchetti, i movimenti coreografici di Rebecca Murgi.
Repliche al Teatro Biondo fino al 9 febbraio, poi al Verga di
Catania dal 14 al 23 febbraio e al Comunale de L'Aquila il 27 e
28 febbraio.
Il male oscuro narra la vicenda autobiografica di uno scrittore
in crisi segnato dai sensi di colpa per la morte del padre.
Il romanzo di Berto è considerato un caposaldo della letteratura italiana, un successo editoriale che nel giro di una settimana si aggiudicò i premi letterari Viareggio e Campiello.
Eppure il
romanzo fu rifiutato da più di un editore prima che Rizzoli lo
pubblicasse nel 1964. L'onda lunga del successo non si è mai
spenta, tanto che gli editori continuano a ristamparlo in nuove
edizioni, mentre nel 1990 Mario Monicelli ne ha tratto un film,
pluripremiato, affidando il ruolo del protagonista a Giancarlo
Giannini.
I teatri stabili di Palermo, di Catania e delle Marche ne
propongono oggi un adattamento scenico, il primo in assoluto,
curato e diretto da Dipasquale e interpretato da Alessio
Vassallo nel ruolo del protagonista.
«Il male oscuro - spiega il regista - colpisce per la sua
attualità, per l'analisi accurata di un malessere profondo, nel
quale oggi si riconoscono molti di noi. Bepi, l'io narrante, è
uno scrittore che ha la sensazione di non riuscire a governare
la propria vita. Sospinto dagli eventi, dall'incapacità di
superare il trauma della morte del padre, di relazionarsi
autenticamente con i familiari, la moglie, l'amante, sprofonda
nel baratro della depressione. Decide quindi di affidarsi alla
psicanalisi per comprendere le ragioni profonde del suo
malessere. L'inettitudine del protagonista, molto simile a
quella dell'antieroe sveviano de La coscienza di Zeno, cui Berto
ha dichiarato di essersi ispirato, produce paradossalmente
situazioni tragicomiche, attimi di straniamento che tuttavia
aiutano a comprendere la complessità di una condizione
esistenziale tipicamente contemporanea, di un io diviso tra
senso del dovere e desideri frustrati".
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