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'Portatemi in una casa protetta', grido d'aiuto di una donna

'Portatemi in una casa protetta', grido d'aiuto di una donna

Nessun centro contattato avrebbe risposto a carabinieri

ENNA, 01 febbraio 2025, 13:46

Redazione ANSA

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- RIPRODUZIONE RISERVATA

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"Io e mio figlio di 8 anni siamo in pericolo.

Chiedo di andare subito in una casa protetta".

E' l'appello di una giovane di Enna che vive a Caltanissetta. Ha trascorso tutta la notte tra il pronto soccorso e la caserma dei carabinieri di Caltanissetta ma nessuna delle strutture contattate, reperibili 24 ore al giorno, ha risposto alle chiamate e madre e figlio sono dovuti tornare a casa. "Con il mio legale abbiamo presentato almeno 8 denunce. Ci sono le foto di quando mio marito mi ha pestato mentre facevo la chemioterapia - afferma - le minacce, due costole rotte, il pugno in un occhio al mio piccolo e la testimonianza del bimbo che racconta che il padre gli dà le gocce per dormire. Mi sento abbandonata dalle istituzione e disperata".
    Ieri sera il bambino, dopo che il padre lo ha riconsegnato alla donna, avrebbe raccontato alla madre di avere ricevuto minacce dal genitore ed essendo molto turbato è stato portato al pronto soccorso del Sant'Elia di Caltanissetta. "La dottoressa in turno ha messo nero su bianco che era necessario trovare una struttura protetta ma la polizia le ha detto che potevamo andare a casa", riferisce la donna. A tarda notte sono intervenuti i carabinieri che, nonostante la buona volontà, non sono riusciti a portare madre e figlio al sicuro . "Cosa aspetta la magistratura - conclude la donna - che io diventi un'altra delle tante vittime di femminicidio? Io non posso più aspettare perché in assenza di un provvedimento tra due giorni sarò nuovamente costretta a consegnare il bimbo a suo padre. Vi prego aiutatemi.
    Io e mio figlio siamo allo stremo".
   

Riproduzione riservata © Copyright ANSA

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