Chi furono gli Elimi in Sicilia e
cosa hanno rappresentato per la storia dell'Isola? A raccontarlo
saranno due mostre promosse dal Parco archeologico di Segesta,
che martedì 13 e mercoledì 14 luglio saranno inaugurate presso
il Centro di cultura scientifica "Ettore Majorana" di Erice e
l'altra presso lo Stazzo del Parco archeologico di Segesta. Non
a caso le due iniziative mettono insieme Segesta con Erice ed
Entella: tutte tre furono le città degli Elimi ed ebbero un
ruolo di rilievo tra le popolazioni "alle origini della
Sicilia".
"Con i Sicani, con le fondazioni greche e con quelle
fenicio-puniche, gli Elimi composero nell'Occidente dell'isola
uno straordinario crogiolo di civiltà e genti", spiega Carmine
Ampolo, docente emerito della Normale di Pisa. Gli Elimi,
secondo lo storico Tucidide, erano, invece, un gruppo di Troiani
sfuggiti agli Achei al momento della presa di Troia, poi
approdati in Sicilia e stabilitisi vicino ai Sicani, fondarono
Erice e Segesta. Secondo altre fonti ancora, invece, questo
popolo che proveniva dall'Italia si considerava di origine
troiana e, quindi, "parenti dei Romani"".
All'Istituto Wigner/San Francesco, sede del Centro "Ettore
Majorana" di Erice, martedì 13 luglio alle 18, verrà inaugurata
"Alle origini della Sicilia. La terra e le città degli Elimi:
materiali da Entella e Segesta", promossa in collaborazione con
la Scuola Normale di Pisa e il Laboratorio di Storia,
archeologia, epigrafia, tradizione dell'antico. L'allestimento -
curato da Carmine Ampolo, Rossella Giglio, Anna Magnetto e Maria
Cecilia Parra - presenta una selezione di reperti che illustrano
i momenti di vita del sito di Entella dalla preistoria all'età
di Federico II (che segnò la fine dell'occupazione stanziale
sulla Rocca di Entella). Un viaggio tra reperti e testimonianze
che va dal Neolitico alla genesi della città e alle sue prime
fasi di ellenizzazione. Sono raccontati i due contesti sacri
(fuori e dentro le mura) dove si svolgeva il culto di Demetra e
Kore, mentre due calchi esposti dei Decreti testimoniano il
culto di Hestia. I corredi di due tombe raccontano l'occupazione
della città da parte dei mercenari. E poi il ruolo delle donne
nell'Entella ellenistica: è esposto il corredo della tomba di
Takima (una donna che ancora nel IV secolo a.C. portava un nome
con radice elima), un peso da telaio per la lavorazione dei
tessuti, poi ancora un raffinato pendente d'oro a forma di
crescente lunare e un'offerente con porcellino a Demetra. Dai
reperti provenienti da Segesta nella mostra di Erice sarà
esposta, per la prima volta, l'iscrizione integrale della
costruzione dell'agorà, risalente al II secolo a.C. due blocchi
di marmo con incisioni, mai esposti insieme.
Mercoledì 14 luglio, alle ore 18, verrà inaugurata la mostra
"I volti del sacro nella Segesta elima: spazi, riti, oggetti",
in collaborazione con l'Università di Palermo. L'allestimento,
curato da Monica de Cesare e Rossella Giglio, è all'interno
dello Stazzo, un ex magazzino del Parco appena restaurato. Tra i
reperti esposti un discobolo di 10 cm circa trovato nella zona
del Santuario di Mango negli anni '50. Ma c'è anche un peso da
telaio con una iscrizione elima e due frammenti di ceramica (una
segestana e l'altra proveniente da Atene) trovati ai piedi del
monte Barbaro, presso lo "scarico" di Grotta Vanella.
All'inaugurazione presenzierà l'Assessore regionale ai beni
culturali e all'identità siciliana, Alberto Samonà.
"Con la mostra a Segesta inauguriamo ufficialmente lo Stazzo
come primo spazio espositivo permanente per offrire ai
visitatori di Segesta l'opportunità di conoscere meglio la città
anche attraverso i reperti archeologici mai esposti prima. Con
la mostra di Erice, invece, allarghiamo la visione del Parco sul
territorio, nell'ottica di rete con altre istituzioni" ha detto
il Direttore del Parco di Segesta, Rossella Giglio.
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