"Professore tra le cassette che le
abbiamo dato ce n'è una che ci deve restituire per prima. Poi le
altre al termine della perizia. Il giudice ci tiene molto".
Scrive così un collaboratore di Giovanni Falcone al professore
Ugo Cesari, foniatra scelto da Falcone per le perizie sulle
intercettazioni. In quella cassetta non c'erano voci registrate,
solo musica, la preferita dal giudice: il Requiem di Giuseppe
Verdi. Perché Falcone amava tanto quel Requiem? La ascoltava
frequentemente, unica consolazione per chi, come lui, non poteva
certo andare ai concerti. Il Requiem di Giuseppe Verdi, scritto
con enorme commozione per il primo anniversario della morte di
Manzoni, esprime una tensione drammatica e quel "Dies Irae",
potente, capace di incutere timore, che annuncia le trombe del
giudizio divino. "Io ascoltavo tutte le cassette - spiega il
professore Cesari - anche quella, trovai solo musica, ma andai
avanti. Nulla. Solo il Requiem, avevano inserito tra le cassette
questa che invece era privata, apparteneva al giudice che
evidentemente l'aveva portata con sé in ufficio. E ci teneva a
riaverla al più presto perchè quella era la musica che amava".
Una preghiera collettiva, una richiesta di pietà.
Lunedì sera per i 30 anni dalla morte del giudice, il Teatro
Massimo di Palermo ricorda quel giorno tragico in modo solenne e
dedica proprio il Requiem a Giovanni Falcone, alla moglie
Francesca Morvillo, e agli agenti della scorta Vito Schifani,
Rocco Dicillo e Antonio Montinaro. Sul podio Omer Meir Wellber a
dirigere quello che, spiega il direttore d'orchestra, è "un vero
monumento, fondamentale per la cultura italiana, che vede
insieme i due padri della vostra identità nazionale, Verdi e
Manzoni. Come a Vienna si ricorda ancora il funerale di
Beethoven o di Mahler, qui è la stessa cosa per questo pezzo
pieno di umanità, l'unico brano di musica sacra che i grandi
tenori hanno sempre cantato. E non è così per il Requiem di
Brahms o di Mozart. Da dieci anni io lavoro a Dresda e una sola
volta si è eseguito quello di Brahms, e nove volte quello di
Verdi. Verdi scrive per le voci come per un quartetto d'opera e
questo ne fa un monumento italiano".
"Falcone non l'ho conosciuto ovviamente - dice il Maestro -,
ma vengo da un territorio che è insanguinato dalla guerra e nel
calendario israeliano ci sono almeno 50 date come per voi è il
23 maggio. Ma conosco bene quel clima di guerra, di sospetto,
quel guardarsi alle spalle, l'assenza della pace e della
serenità. Verdi ha una risposta per tutto questo."
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