Palermo come "laboratorio politico
per il Paese", perché "l'asse M5s-Pd-Sinistra e movimenti
civici, che mi ha scelto come candidato sindaco, è compatto e
sono convinto che può essere un modello per le prossime tornate
elettorali, penso alle elezioni regionali d'autunno con le
primarie alle porte e alle politiche del prossimo anno". Franco
Miceli, al Forum ANSA, scommette sul "blocco progressista"
lanciando "un Patto per la città" con l'obiettivo "di recuperare
lo spirito di unità tra chi governa e i cittadini e per dare una
prospettiva di sviluppo rispetto a una coalizione di
centrodestra orientata a fare ripiombare Palermo nel passato e
portatrice di interessi opposti a quello che ci chiede l'Europa,
a partire dalla transizione ecologica".
Miceli sostiene di avere avvertito, durante la sua campagna
elettorale "stradaxstrada", "una sorta di paura da parte della
gente, teme il ritorno in città delle vecchie logiche di
gestione del potere con annesse infiltrazioni mafiose. L'arresto
ieri del candidato di Forza Italia al consiglio comunale Pietro
Polizzi è più di un campanello d'allarme". "Ho percepito questa
paura in diversi strati della popolazione - dice - Anche nei
quartieri popolari c'è il timore che finita la fase di Leoluca
Orlando si possa aprire una stagione di ambiguità. Nei prossimi
mesi a Palermo arriveranno immense risorse economiche dal Pnrr e
dai fondi della nuova programmazione europea e il rischio che la
mafia si faccia sotto è concreto". Quindi l'affondo su Roberto
Lagalla, candidato sindaco del centrodestra per il sostegno
ricevuto da Marcello Dell'Utri e Totò Cuffaro, entrambi
condannati per vicende di mafia. "Da parte di Lagalla c'è tanta
ambiguità - attacca Miceli - Non ha ancora risposto alle
questioni poste da Maria Falcone e dall'arcivescovo Corrado
Lorefice, entrambi sono stati chiari: 'State attenti a chi vi
mette dentro'. Lagalla non ha mai dato una risposta esauriente,
ha solo detto 'chiudo le porte alla mafia'; può pure chiuderle
ma se i diavoli sono dentro...". "Ambiguità" che, per il
candidato progressista, avranno un peso elettorale nell'ottica
di un eventuale "voto disgiunto". Secondo lui "penalizzerà
Lagalla. "Alla destra sociale, che crede nella legalità e nella
lotta alla mafia, non è piaciuto che il proprio candidato
sindaco abbia accettato Dell'Utri come padrino politico". E poi,
osserva, "una parte dei voti di quell'area sarà intercettata da
Fabrizio Ferrandelli, il candidato di Calenda non lo sa ma lui è
il mio grande alleato per battere Lagalla". Riconosce il merito
a Leoluca Orlando "di avere trasformato Palermo da capitale
della mafia a capitale dell'antimafia, di averla plasmato a
città di cultura, di accoglienza, dei diritti e dei valori"
anche se "negli ultimi anni sono stati commessi degli errori,
già a partire dalla coalizione che lo sostenne nel 2017 con
liste omnibus dove c'era di tutto e di più".
Tra le tre priorità, se dovesse essere eletto sindaco, Miceli
indica "il risanamento del bilancio con una legge nazionale per
Palermo e un patto con l'Agenzia delle Entrate per recuperare la
montagna di crediti esistenti, una grande piano di manutenzione
straordinaria e ordinaria della città, un piano di rifiuti con
la creazione di centri di raccolta nei quartieri per aumentare
la differenziata e la realizzazione del terzo Ponte sul fiume
Oreto".
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