La maga, la principessa della
Colchide, "Medea" con la sua forza dirompente, torna in scena il
12 maggio al Teatro Greco di Siracusa per la regia di Federico
Tiezzi e la traduzione di Massimo Fusillo. La donna coraggiosa,
che ha dato tutto per la gloria del marito Giasone, in questa
edizione sarà una donna del 900, all'interno di un dramma
borghese. Il regista ha molto pensato a Ibsen, alla Nora di
"Casa di bambola".
Medea ha aiutato Giasone a conquistare il Vello d'oro, per
lui ha voltato le spalle alla sua famiglia, e ora lo ha seguito
a Corinto, dove Giasone ha altri programmi per la sua carriera.
Vuole sposare Glauce, figlia del re Creonte, e impossessarsi del
trono. Qui si apre la scena, Medea sarà una grande attrice,
Laura Marinoni, e per il ruolo non sarebbe possibile altrimenti.
Ma siamo sicuri che si tratti solo di una tragedia d'amore e di
gelosia? "No- afferma il regista Federico Tiezzi- non è una
donna in cerca di vendetta. Lei con i suoi figli viene esiliata
da Creonte e sa di non potere tornare nella Colchide, da dove
proviene, ha tradito il padre e il fratello per favorire questo
marito che adora. Ma ora è sola. Come potranno crescere i suoi
figli, li aspetta un destino da mendicanti". E' allora che il
cuore impazzisce, lei con il cuore sempre in tumulto deve
trovare all'istante uno stratagemma e lo trova. Medea viene da
un mondo arcaico, che i greci chiamano barbaro "un mondo tribale
-aggiunge il regista - dove la violenza è contemplata come forza
della natura e lei porta tutto questo a Corinto, che è una polis
che si regge sulle leggi, sulle regole fatte dagli uomini. Medea
rappresenta il dionisiaco, mentre Corinto è l'apollineo, se
vogliamo usare una terminologia cara a Nietzsche. E' uno scontro
tra civiltà che vede la distruzione di un mondo arcaico, ma
anche la dissoluzione della famiglia, dei valori portanti di una
civiltà. Ho chiesto a Silvia Colasanti, che ha scritto tutte le
musiche originali dello spettacolo, di scrivere un prologo con
una corale di voci bianche, registrate all'Opera di Roma, che
prima dell'inizio dello spettacolo accompagni la costruzione di
un Totem, poi il canto sarà in Aramaico. Ho pensato molto anche
alla Medea di Pasolini, alla sacralità di questa figura,
interpretata dalla Callas. Durante la morte dei bambini ho usato
frammenti tratti dai Kindertotenlieder di Malher. E appunto
siamo nel 900, all'interno di un dramma borghese, ma senza mai
sfiorare la cronaca. Il giudizio manca totalmente in Euripide e
in tutte le riscritture del mito".
Le scene sono firmate da Marco Rossi, i costumi da Giovanna
Buzzi. Nel cast affiancano la Marinoni: Debora Zuin, Riccardo
Livermore, Roberto Latini, Alessandro Averone, Luigi Tabita,
Sandra Toffolatti, Francesca Ciocchetti e Simona Cartia. Con la
partecipazione degli allievi dell'Accademia d'arte del dramma
antico.
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