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In evidenza
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Sono ancora migliaia i siciliani
costretti a ricorrere ai 'viaggi della speranza' per cercare al
Nord una sanità migliore, ma tra la fine dell'800 e gli inizi
del '900, la Sicilia era il luogo migliore per le cure e le
convalescenze. E' quanto sosteneva un approfondito studio della
prestigiosa rivista medica inglese 'The Lancet', che a seguito
di minuziose indagini, portate avanti da un gruppo esperti,
certificò che l'Isola era una terra salutare, soprattutto per
malattie come la tubercolosi, che in quel tempo affliggeva
l'Europa. L'invito alla ricerca era stato fatto da alcuni
siciliani intraprendenti e lungimiranti che nel 1895 avevano
fondato l''Associazione pel bene economico', per stimolare e
promuovere lo sviluppo economico in Sicilia. Gli esperti
prelevarono e fecero analizzare nei laboratori di Londra
campioni di acqua di sorgenti, acquedotti e stazioni termali. Le
acque furono giudicate eccellenti e gli ospedali e i sanatori
presi in esame giudicati all'avanguardia. Gli articoli che tanto
decantavano la Sicilia come luogo ideale per stare meglio,
grazie soprattutto al clima e all'alimentazione, sono stati
scovati nella biblioteca centrale della 'Mayo Clinic' di
Rochester, nel lontano 1985, da Alberto Maringhini, direttore
del reparto di medicina interna dell'ospedale Civico di Palermo,
durante la sua esperienza professionale negli Stati Uniti
d'America. Quei resoconti, anche alla luce della terribile
esperienza degli anni del coronavirus, sono diventati un libro
"Sicilia Isola della Salute - Dalla tubercolosi nell'Ottocento
al Covid-19 nei giorni nostri", (40due edizioni, pagine 120,
euro 20) che verrà presentato domani pomeriggio, alle 16,
all'hotel Nettuno di Catania. Maringhini dialogherà con Luisella
Lionti, segretaria Uil Sicilia, Rita Longobardi, segretaria
nazionale Uil Fpl, Enza Meli, segretaria Uil Catania, e Claudio
Barone, segretario Uil pensionati Sicilia. Il libro è corredato
da foto, stampe, cartine geografiche, tabelle e grafici d'epoca.
Tra i notabili siciliani, che avevano promosso lo studio
dell'Isola come luogo di salute c'erano il conte di Mazzarino,
John Whitaker, il principe di Scalea, il conte di Monroy, ma
anche imprenditori del calibro di Ignazio Florio, tutti convinti
che la collocazione geografica della Trinacria e le sue
condizioni climatiche e ambientali avrebbero potuto essere di
giovamento alle malattie respiratorie. Addirittura, lo zar di
Russia Nicola aveva accompagnato la consorte, l'imperatrice
Alessandra Feodorovna, colpita dalla tubercolosi a passare
l'inverno nella villa dell'Olivuzza a Palermo. Florio aveva
fatto costruire Villa Igiea, aperta nel 1900 come sanatorio dei
vip europei, profondamente convinto che l'Isola potesse avere un
grosso potenziale per accogliere una fascia di 'turismo
sanitario'. La tubercolosi, effettivamente, nell'Isola fu meno
aggressiva ed esiziale. Analogia che Maringhini ha visto con i
dati statistici e le indagini epidemiologiche sul Covid-19.
Nella nostra regione si è registrato un numero decisamente
minore di decessi rispetto al Nord. Purtroppo, però, i 'viaggi
della speranza' non si sono ancora arrestati.
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