Sin da quel tragico 24 febbraio 2022 che ha dato il via all'invasione russa, l'Italia è al fianco dell'Ucraina. E da quel giorno "questo sostegno non è mai cambiato". L'ambasciatore d'Italia in Ucraina Pier Francesco Zazo ribadisce che Roma e Kiev sono alleate contro l'offensiva lanciata da Vladimir Putin in un Forum ANSA alla vigilia del primo anniversario del conflitto. Mentre ormai è chiaro, secondo il diplomatico, che "le prospettive della Russia sono molto negative nel futuro" e Putin "probabilmente passerà alla storia come colui che ha perso per sempre l'Ucraina". Lo zar infatti "si sta isolando e sta commettendo giganteschi errori", è l'analisi dell'ambasciatore.
"L'arma energetica non potrà più utilizzarla, l'Occidente è più coeso che mai e l'Ue è compatta": Mosca "ha compiuto scelte miopi che purtroppo pagheranno le future generazioni". Ricordando il 24 febbraio di un anno fa, "eravamo preparati al peggio ma fino alla fine abbiamo sperato non succedesse", ha raccontato Zazo, spiegando come "una settimana prima l'allora ministro degli Esteri Di Maio era stato a Kiev e poi a Mosca. Il presentimento c'era, e speravamo alla fine che l'aggressione fosse confinata al Donbass, ma non fu così".
Il primo segnale di allarme "lo ricevetti quando l'ambasciatrice tedesca ci avvertì di aver ricevuto l'ordine di lasciare il Paese. Io ero in residenza, e alle 4.30 sentii le esplosioni e vidi dei lampi forti. Era cominciata l'invasione, me l'aspettavo, era quasi inevitabile ma abbiamo sperato fino alla fine". La mattina di quel giorno, "in residenza si è scatenato l'inferno. Si sono riversati decine di connazionali, molti con neonati e bambini", ha ricordato Zazo. "In poche ore, eravamo più di cento persone. In Ucraina avevamo 2 mila connazionali, li avevamo avvertiti", ma "è stato comunque uno shock per loro".
E lo è stato per tutto il mondo, con la guerra che dopo decenni tornava a devastare l'Europa. In questa nuova realtà, l'Italia ha saputo subito da che parte stare. "Abbiamo dato da subito pieno sostegno, politico, economico, umanitario e anche militare. Questo non è mai cambiato. Anzi, anche dopo le elezioni" e con il nuovo governo di Giorgia Meloni, "quello che gli ucraini hanno apprezzato è stata la linea di continuità", ha sottolineato Zazo. "E' vero che gli ucraini seguono le nostre vicende", comprese le polemiche delle ultime settimane, "ma quello che conta sono i fatti", secondo l'ambasciatore, che ha ricordato un'Italia tra i più convinti sostenitori delle sanzioni, l'abbandono del gas russo dal 2024, il congelamento dei fondi degli oligarchi. E gli ucraini "ci riconoscono il grande merito di essere il Paese che ha sostenuto con maggiore convinzione" l'Ucraina candidata all'Ue.
"Il loro auspicio è che continuiamo a essere un Paese capofila" per l'avvio dei negoziati di ingresso. E anche per Expo 2030, si lavora a una collaborazione tra Roma e Odessa, le due candidate europee: "Meloni e Zelensky hanno concordato sull'ipotesi". E' chiaro che il sostegno occidentale è fondamentale per Kiev, mentre la guerra entra nel secondo anno. Sulle speranze di pace, gli occhi sono puntati anche sulla novità della proposta cinese, ma il timore per l'Ucraina "è che questa, qualora dovesse arrivare, sia solo un tentativo di congelare la situazione". Da parte ucraina, ha riferito Zazo, "si sospetta che alla fine la Cina, un'autocrazia, sceglierà di sostenere la Russia. Ma è anche vero che la Cina è sempre stata molto cauta e attenta a dare un aiuto militare diretto a Mosca, nonostante le ultime voci non dicano così".
Intanto, Kiev punta a un successo sul terreno: "L'85% degli ucraini crede nella vittoria, che si intende come la restituzione integrale dei territori. E anche il governo ucraino, nelle dichiarazioni ufficiali, dice così. Credo che la vera linea rossa sia il ritorno alla frontiera del 24 febbraio, al momento gli ucraini sono fiduciosi di riuscire a recuperare quanto più territori possibili, ma anche la Russia crede di poter vincere. Siamo nella fase peggiore", ma non si può certo escludere che alla fine si possa trovare una soluzione diplomatica per la Crimea e il Donbass, ha concluso l'ambasciatore.
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