"Non dobbiamo far finta di nulla, quando Capello parlò di calcio in mano agli ultrà probabilmente voleva essere da stimolo. Gli stadi devono essere luoghi di aggregazione propositiva, non di minacce. La realtà rispecchia il Paese e il calcio fa da cassa di risonanza in tutto il mondo di una situazione che non ci rappresenta. Noi italiani abbiamo bisogno di essere governati, indirizzati". Lo ha detto Cesare Prandelli, intervenendo a Radio anch'io lo sport, commentando gli incidenti di sabato sera, a Roma.
"Da anni diciamo di evitare i contatti fra i calciatori e i tifosi delle curve - ha poi aggiunto Prandelli, a proposito del dialogo fra Hamsik e i capi ultrà, sabato sera, prima di Fiorentina-Napoli. "L'ho sempre detto che il protagonista del calcio è il gioco, l'evento, non sono gli spettatori". "I fischi all'inno di Mameli mi hanno amareggiato, intristito - conclude - ma credo fossero fischi legati alla tensione accumulata, per le notizie che arrivavano, dopo gli incidenti del pomeriggio. Nei fischi all'inno non c'è niente di civile".
"Quando ho visto i problemi che hanno avuto i tifosi della Lazio in Polonia mi chiesero cosa ne pensavo e io risposi che, prima o poi, qualcuno ci fermerà. E' brutto dirlo, ma noi italiani abbiamo bisogno di toccare il fondo, di essere governati e indirizzati. In questo momento abbiamo bisogno di una grande riflessione, che coinvolga tutto il Paese, altrimenti la Fifa o l'Uefa ci fermeranno, come hanno fatto con gli inglesi". Lo ha detto Cesare Prandelli, a Radio Anch'io lo sport, su Radio Rai.
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