La Procura di Trento ha chiesto l'archiviazione del procedimento aperto dopo la morte dell'orsa Daniza, avvenuta nell'agosto scorso in seguito alla somministrazione di narcotico usato per la sua cattura. Secondo il procuratore Giuseppe Amato non sono ravvisabili responsabilità penali nell'operazione condotta dai forestali in esecuzione di un'ordinanza della Provincia di Trento che intendeva salvaguardare gli abitanti da possibili rischi dovuti alla problematicità del plantigrado. Se le procedure per la cattura e la dose di narcotico usata sono risultate corrette, per la Procura di Trento l'unica responsabilità va addebitata al veterinario che avrebbe gestito male la fase di crisi seguita alla somministrazione del narcotico. "Il problema è insorto - scrive il procuratore Amato citando le conclusioni dei consulenti - per la non adeguata capacità del veterinario di contrastare in modo efficace la complicanza della narcosi, sostanziatasi nella ipossiemia indotta dalla medetomidina". In mancanza di rilevanza penale, il procuratore Amato vede in questo episodio "un'indicazione utile per il futuro: sarà la competente autorità amministrativa a dettare le opportune indicazioni".
L'Enpa (Ente nazionale protezione animali) si oppone al provvedimento di archiviazione formulato dal procuratore capo di Trento per la morte dell'orsa Daniza e formulerà una richiesta di accesso agli atti per conoscere gli esiti delle necroscopie condotte sule corpo dell'orsa. "E' inammissibile - commenta l'Enpa in una nota - che la vicenda di mamma orsa si chiuda in questo modo, con un nulla di fatto che non fornisce alcuna risposta alla domanda di giustizia della stragrande maggioranza degli italiani i quali, nei mesi scorsi, hanno dato vita ad una mobilitazione senza precedenti, prima per salvare l'animale dalla cattura poi per protestare contro la sua uccisione". Secondo l'Enpa, "nella vicenda di Daniza i conti non tornano, anche perché se da un lato si ravvisano gli estremi per il 'non luogo a procedere', dall'altro la stessa Procura riconosce che qualcosa, nelle procedure di narcosi dell'animale, non ha funzionato. La situazione dunque è paradossale: un responsabile c'è, ma non può essere perseguito". "Continuiamo ad essere convinti che la barbara uccisione di Daniza chiami in causa responsabilità di natura non soltanto politica (che dovranno essere sanzionate dai cittadini in sede elettorale) ma penale; responsabilità che, nonostante la richiesta di archiviazione, riteniamo ancor più necessario siano fatte valere", conclude l'Enpa.
La Lav (Lega antivivisezione) critica la decisione della Procura di Trento sulla vicenda dell'orsa Daniza, annuncia "opposizione formale e sostanziale contro la richiesta di archiviazione" e chiede di "riaprire il caso per far emergere le vere responsabilità dell'animalicidio e l'immediata rimozione dall'incarico del veterinario coinvolto e l'apertura di un procedimento disciplinare per violazione del Codice deontologico dei medici veterinari". "Non ci vengano a raccontare che è stata una fatalità, non provino a sotterrare la verità dopo aver sotterrato Daniza", si legge in una nota. "I Forestali della Provincia di Trento e il veterinario avrebbero proceduto alla spedizione di cattura di Daniza senza premunirsi dei farmaci e delle basilari attrezzature medico-veterinarie, previste dai protocolli veterinari classici, per poter garantire una messa in sicurezza dell'animale a seguito di un atto invasivo quale un'anestesia. Ogni medico veterinario, invece, deve seguire delle norme di buona condotta e coscienza che prevedono che in caso di somministrazione di anestetico ad un qualunque animale, siano sempre a disposizione antidoti, farmaci per la rianimazione o strumenti di respirazione assistita. Le reazioni di un animale all'anestesia, infatti, sono imprevedibili, cosi come lo sono per gli umani".
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