La scrivania di Bruno Gulotta, il trentacinquenne di Legnano ucciso a Barcellona, sembra quella di chi sa che non tornerà più: ordinata e senza un foglio o una penna in vista, fa una certa impressione. In realtà - raccontano i suoi colleghi a Tom's Hardware, sito di informatica dove lui era responsabile del marketing - era così che la teneva perché Bruno era ordinato, e affidabile. Lo era anche per la sua famiglia: la compagna Martina, che conosceva da una vita, e i due figli Alessandro, di 5 anni, e Aria, di cui ha postato le foto del battesimo il mese scorso. Su tutte le cose Bruno si documentava. Aveva deciso di far fare rugby ad Alessandro dopo aver vagliato tutte le possibilità perché lo considerava lo sport più formativo. E anche il viaggio a Barcellona, iniziato solo alcuni giorni fa, era stato pianificato proprio pensando che c'era tutta la famiglia da portare. Per questo ha deciso di farlo a più tappe in macchina. Sui social c'è una foto postata a ferragosto da Cannes. Un'altra foto, raccontano, l'aveva fatta solo una ventina di minuti prima di morire sulla Rambla a Barcellona, dove era arrivato la sera precedente.
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