Ammette di avere reso quell'arma più potente. Di averci lavorato, allentando alcune viti, per fare in modo che i colpi esplosi potessero raggiungere obiettivi più distanti. E' quanto ha dichiarato agli inquirenti il 59enne indagato per avere ferito una bimba nomade a Roma alcuni giorni fa mentre si trovava in strada con i genitori e alcuni parenti. L'uomo, ex dipendente del Senato, si sarebbe difeso affermando che quel piombino è partito inavvertitamente dalla sua arma. "L'ho modificata toccando alcune viti - ha sostanzialmente spiegato a chi indaga -. Mi trovavo fuori al terrazzino di casa perché volevo provarla. Qualcosa è andato storto, mi si è bloccata, inceppata e mentre tentavo di rimetterla a posto mi è partito il colpo: non ho mirato in direzione di nessun bersaglio". Una parola di chiarezza sulle armi sequestrate nell'abitazione dell'uomo, una pistola e una carabina (acquistate circa un anno fa a San Marino), arriverà dalla perizia che la Procura di Roma affiderà agli specialisti del Racis. Una consulenze tecnica, svolta nell'ambito dell'indagine nella quale si procede per lesioni gravi, che punterà a verificare se l'arma da cui è partito il piombino e che ha centrato la bimba alla schiena era diventata una vera e propria pistola. L'attività di indagine, intanto, prosegue e sono molte le audizioni di testimoni svolte per cercare di fare assoluta chiarezza su quanto avvenuto. Obiettivo dei pm coordinati dal procuratore aggiunto Nunzia D'Elia è, in primo luogo, individuare esattamente il luogo dove la bimba, che si trovava in braccio alla madre, è stata raggiunta dal "proiettile". Gli inquirenti hanno ascoltato una serie di persone, tra cui i parenti della bimba, i condomini del palazzo dove vive l'indagato e gli abitanti della zona. Dalle ricostruzioni fornite emergono alcune discrasie. In particolare per alcuni testimoni la bimba, che si trova ancora ricoverata all'ospedale pediatrico Bambino Gesù e rischia di restare paralizzata a vita, è stata raggiunta dal colpo mentre si trovava nei giardinetti che distano una cinquantina di metri, in linea d'aria, dallo stabile da cui è partito il colpo. Secondo altri testi, invece, il fatto sarebbe avvenuto ben più distante, all'incrocio tra viale Palmiro Togliatti e via Mario Lizzani. Non è escluso che gli inquirenti possano disporre una consulenza balistica.