Legittimo contestare la violenza sessuale anche a chi invia foto hard via WhatsApp a un minore. Lo ha stabilito la terza sezione penale della Cassazione respingendo il ricorso degli avvocati di un uomo indagato per avere inviato messaggi e foto esplicite ad una ragazza minorenne invitandola a fare altrettanto.
Nel ricorso la difesa aveva precisato che "in assenza di incontri con la persona offesa o di induzione a pratiche sessuali via" di fatto sarebbe difettato "l'atto sessuale". Il Tribunale del Riesame però ha sottolineato -osserva la Cassazione- che "la violenza sessuale risultava ben integrata , pur in assenza di contatto fisico, quando gli atti sessuali coinvolgessero la corporeità sessuale della persona offesa e fossero finalizzati a compromettere il bene primario della libertà individuale nella prospettiva di soddisfare il proprio istinto sessuale". Inoltre, spiegano gli ermellini, il Riesame "ha ravvisato i gravi indizi di colpevolezza del reato contestato nell'induzione allo scambio di foto erotiche, nella conversazione sulle pregresse esperienze sessuali ed i gusti erotici, nella crescente minaccia a divulgare in pubblico le chat".
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