"Raffaele Cutolo è responsabile
della trasformazione che ha avuto la camorra in Campania, e non
solo, e gli effetti della sua azione non sono limitati nel tempo
ma si protrarranno per molto tempo negli anni a venire". A
parlare è il procuratore di Salerno Giuseppe Borelli, per lungo
tempo a capo della Direzione Distrettuale Antimafia presso la
Procura di Napoli che, pur essendosi, da investigatore, occupato
del clan Alfieri, feroce rivale della NCO del "professore", è
stato costretto a confrontarsi anche con la mentalità del boss
scomparso ieri all'età di 79 anni.
"Con tutto il rispetto che si deve, comunque, a una persona
deceduta, Cutolo, giuridicamente e moralmente - ricorda il
procuratore di Salerno - è responsabile di centinaia e centinaia
di omicidi, molti dei quali eseguiti con crudeltà senza pari".
Riguardo al mancato pentimento di don Raffaele, e sui segreti
che si è portato nella tomba, Giuseppe Borrelli, ricorda che
parecchi casi "sono stati ampiamente e dettagliatamente risolti
anche senza il suo contributo, come, per esempio, quello che
riguarda Ciro Cirillo (il politico della DC rapito e poi
rilasciato dalle Brigate Rosse, ndr)".
Per quello che concerne gli anni in cui ha coordinato i
magistrati antimafia partenopei, il procuratore di Salerno ci
tiene a precisare di non avere mai chiesto a Cutolo di
collaborare con la giustizia: "Per certi aspetti, la
collaborazione con la giustizia di Cutolo, peraltro mai
richiesta quando ero io a capo della DDA, non avrebbe potuto
essere utile in quanto determinate vicende che lo vedevano
coinvolto erano state ampiamente chiarite dagli inquirenti sulla
base di elementi assolutamente certi".
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