Finisce con una condanna definitiva a 12 anni di reclusione per strage aggravata dall'odio razziale la sparatoria che la mattina del tre febbraio 2018 per due ore tenne in scacco Macerata, lasciando feriti sei migranti, e poteva andare anche peggio. A terra in giro nelle vie del centro, anche 17 bossoli e molti frammenti di proiettile. E' stato respinto dalla Cassazione il ricorso della difesa del 31enne Luca Traini, l'autore del raid xenofobo, ora recluso nel carcere di Montaguto di Ancona. Fu arrestato dai carabinieri al termine del blitz sanguinario, condotto sparando dal finestrino della sua Alfa 147 nera, dopo aver fatto il saluto fascista davanti al monumento ai caduti di Piazza della Vittoria, avvolto nel tricolore. Nella sua abitazione fu trovata anche una copia del 'Mein Kampf' e una bandiera nera con la croce celtica. Oltre a continuare a rimanere in carcere, Traini, originario di Tolentino, grosso centro del maceratese da dove quella mattina partì per Macerata armato di una pistola semiautomatica, ora dovrà anche risarcire le sue vittime e le parti civili.
Tra le quali il Comune di Macerata e il Pd territoriale di Macerata. Traini nel tiro al bersaglio sparò anche contro la sede dem. "Quella mattina per il suo sciagurato tour della morte, Traini uscì di casa con una pistola Glock e una scatola di munizioni, voleva uccidere una moltitudine indeterminata di persone", ha sottolineato nella sua requisitoria il Sostituto procuratore generale della Cassazione Marco Dall'Olio. "È corretto definire strage" quanto avvenuto a Macerata - ha proseguito il Pg - dato che "Traini voleva uccidere un numero indeterminato di persone". A supporto delle sue parole, il rappresentante della pubblica accusa del 'Palazzaccio' ha ricordato la "sequenza impressionante di colpi, con 17 bossoli e 14 frammenti di proiettili rinvenuti", sparati "a distanza ravvicinata e ad altezza d'uomo", rivolti "verso persone, esercizi commerciali e anche verso la sede di un partito".
"Chiunque - ha rilevato il Pg Dall'Olio - si fosse trovato a passare di là, sarebbe potuto essere attinto dai colpi", "non solo le persone di colore", tanto che il sindaco Romano Carancini, ha ricordato il magistrato, "diede l'ordine alla cittadinanza di stare a casa e alle scuole di non far uscire nessuno". "Nel comportamento di Traini -. ha invece sostenuto l'avvocato Franco Coppi al quale l'imputato ha affidato l'estremo tentativo di difesa - non c'è odio razziale, i neri vengono identificati da lui come i responsabili dello spaccio di droga nella provincia di Macerata e come responsabili della morte di Pamela Mastropietro. Potevano essere anche gialli o pellerossa e il discorso sarebbe stato lo stesso". "Non c'è stata una strage - ha provato ad argomentare Coppi - perché il reato richiede l'indeterminatezza delle persone offese, mentre Traini ha colpito solo i 'neri'". Secondo Coppi, Traini - sconvolto per la recente morte della 18enne romana Pamela Mastropietro, fuggita da una comunità di recupero e uccisa e smembrata dal pusher nigeriano Innocent Oseghale - ha voluto "ergersi a vendicatore in preda ad un raptus emotivo di cui si dovrebbe tenere conto", "è convinto che nella provincia di Macerata lo spaccio sia in mano ai 'neri' e quindi se la prende con loro per la morte della ragazza". Ma gli 'ermellini' della Sesta sezione penale, presieduti da Renato Brichetti, relatore Pierluigi Di Stefano, non hanno condiviso questa tesi e hanno dato piena conferma al verdetto emesso dalla Corte di Assise di Appello di Ancona nell'ottobre 2019. Anche in primo grado, il tre ottobre 2018, con rito abbreviato, Traini fu condannato a 12 anni. Nessun successo ha avuto nelle varie fasi processuali il tentativo di giocare la carta della perizia psichiatrica, l'imputato - che nel 2017 aveva anche tentato di farsi eleggere consigliere comunale a Corridonia (Mc) con la Lega Nord, senza prendere neanche un voto - è stato ritenuto capace di intendere e volere. Innocent Oseghale in primo grado è stato condannato all'ergastolo. Inizialmente era lui l'obiettivo che Traini voleva colpire, ma aveva desistito perchè ormai era arrestato e compariva sempre attorniato da forze dell'ordine.
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