Il tribunale del Riesame di Roma, che
ad aprile aveva confermato la misura cautelare per il broker
Gianluigi Torzi, al centro della vicenda vaticana legata alla
compravendita del palazzo di Londra a Sloane Avenue, nelle
motivazioni sottolinea l'esistenza del 'fumus boni iuris' della
realizzazione da parte di Torzi delle "condotte criminose
contestategli dal Promotore vaticano". Per i giudici inoltre
l'operato "deve ritenersi integri la condotta ricattatoria". E'
quanto si legge nell'ordinanza in cui si parla anche di
"innegabile malafede" e "'evidente carattere fraudolento della
condotta", e di "disegno fraudolento e ricattatorio".
I giudici parlano poi di "altre complicità", per la
realizzazione dei reati, facendo riferimento a personale
vaticano oltre gli "iniziali complici interni alla Santa Sede".
Il riferimento è per l'inserimento di una modifica statutaria
alla società veicolo e del memorandum con cui l'avvocato Nicola
Squillace descrive alla Segreteria di Stato la quale aveva
chiesto un parere "Ia modifica statutaria, in modo chiaramente
ingannevole". Questo portò il Segretario di Stato, card. Pietro
Parolin, "non certo esperto di meccanismi societari", a mettere
la sua firma.
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