Nessuno sconto di pena. La Corte
d'Assise d'Appello di Perugia ha confermato la sussistenza
dell'aggravante dei futili motivi e quindi la condanna a 30 anni
di carcere per Davide Troilo, l'ascensorista pescarese che il 2
dicembre 2016 uccise con 17 coltellate la sua ex fidanzata
Jennifer Sterlecchini, 26 anni. Il caso, oggi, è approdato
davanti ai giudici umbri dopo che la Cassazione, a settembre
scorso, aveva annullato con rinvio, in relazione all'aggravante
dei futili motivi, la sentenza di secondo grado della Corte
d'Assise d'Appello dell'Aquila, del 14 marzo 2019, che aveva
confermato per Troilo la pena a 30 di reclusione emessa con il
rito abbreviato nel 2018 dal gup del tribunale pescarese.
A presentare il ricorso alla Suprema Corte era stato il
difensore di Troilo, l'avvocato Giancarlo De Marco, che, tra
l'altro, aveva focalizzato la sua difesa sostenendo
l'insussistenza dell'aggravante dei futili motivi. I giudici di
Piazza Cavour ritenendo non ben definita l'aggravante contestata
all'imputato avevano diposto un nuovo processo davanti alla
Corte di Perugia, chiamata a stabilire se esista o meno questa
aggravante e nel caso motivarla congruamente. Oggi il verdetto
dei giudici umbri, i quali hanno confermato le decisioni di
primo e secondo grado: Troilo è colpevole di omicidio
volontario, aggravato dai futili motivi.
Jennifer venne uccisa dall'ex fidanzato nella casa in cui i
due avevano vissuto insieme, in strada Acquatorbida, a Pescara.
Dopo che la relazione finì, quella mattina la ragazza tornò in
quell'appartamento per riprendere le ultime cose e trasferirsi
definitivamente dalla madre, che la stava aspettando in strada
insieme a un'amica. Troilo, però, non non le permise di andare
via e la colpì con 17 coltellate, dietro la porta di ingresso
chiusa a chiave, uccidendola. La madre e l'amica non poterono
far altro che ascoltare impotenti le urla della ragazza e le sue
ultime parole: "Aiuto, mamma, mi sta ammazzando".
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