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Lo schianto sul Pirellone e la strage a scuola, i precedenti

La tragedia di San Donato nella via dedicata alle vittime di Linate

 Sembra un caso del destino: l'aereo precipitato a San Donato Milanese si è schiantato in via 8 ottobre 2001, una strada così intitolata in ricordo della strage di Linate, quando lo scontro tra un aereo di linea e un Cessna provocò il più grave disastro in Italia, con 118 vittime, tra cui proprio un residente di San Donato.
    Dalle esercitazioni finite in tragedia ai voli da turismo, negli anni si contano decine di incidenti, e di vittime. Quella di San Donato è la terza tragedia aerea dall'inizio dell'anno.
    In giugno un piccolo ultraleggero è precipitato appena fuori dall'aeroporto civile "Gino Allegri" di Padova. Nello schianto è morto l'editore ambientalista Egidio Gavazzi, 84 anni, che dopo aver perso il controllo, è andato troppo lungo nell'atterraggio e nel tentativo di risollevarsi è finito prima contro un albero e poi nel piazzale davanti all'aerostazione, sotto gli occhi impietriti di tanti automobilisti che si sono visti sfilare l'aeroplano sopra la testa. La passione per il volo era stata fatale, appena un mese prima, anche a due piloti nel Ravennate, in un incidente con una dinamica simile: il loro velivolo è precipitato su un'area di campagna a ridosso degli abitati di Fosso Ghiaia e Borgo Faina.
    Andando indietro nel tempo, è rimasta nella memoria la strage della scuola di Casalecchio di Reno, alle porte di Bologna. Era il 6 dicembre del 1990 e un aereo militare in avaria finì nell'aula della seconda A dell'Istituto Tecnico Salvemini provocando un incendio. Alle 10.33 in classe c'erano la prof e 16 studenti quindicenni: dodici rimasero uccisi, fiamme e macerie fecero anche 88 feriti. Ed era ancora vivo il ricordo dell'11 settembre, quando un piccolo aereo si schiantò contro il Pirellone, causando la morte di due donne il cui ufficio era al 26esimo piano dell'edificio della Regione Lombardia. Era il 18 aprile 2002, a pochi mesi dal disastro delle Torri Gemelle a New York, in molti pensarono subito a un attentato. Presto fu chiaro che non si trattava di terrorismo, ma con ogni probabilità dell'incapacità del pilota, un 68enne svizzero morto nello schianto, di gestire l'aereo nella fase finale del volo.
    L'ultimo rapporto dell'Agenzia nazionale per la sicurezza del volo ha registrato 17 morti nel solo 2020, nonostante il calo dell'attività nei mesi del lockdown. Gli ispettori del cielo hanno aperto 20 inchieste per incidenti. Un po' come per gli automobilisti spericolati, spesso incide la "formazione inadeguata", la "mancanza di aggiornamento", la "sottovalutazione delle condizioni meteorologiche" e la "sopravvalutazione delle proprie capacità".
    Ma non è solo all'"imperizia" che si possono imputare gli incidenti. Cinquemila spettatori furono testimoni di una tragedia del cielo nel 2014 al Lido di Venezia, quando il pilota acrobatico Francesco Fornabaio, campione italiano, definito il "mago dell'aria", precipitò sulla spiaggia di San Nicolò. Una tragedia, cui ne seguì un'altra appena una settimana dopo, durante una manifestazione in suo ricordo. Morirono altre due persone a Colle Val d'Elsa, nel senese, anche in quel caso alla guida c'era un pilota esperto. 
   

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