Rispetto agli anni di Tangentopoli "la corruzione oggi non è più un sistema per finanziare quasi sistematicamente la politica, si è dispersa in mille rivoli. Ma esiste, è più nascosta, e quindi più pericolosa soprattutto in questa fase di grandi investimenti pubblici per il Pnrr", dice in un'intervista all'Ansa il presidente dell'Autorità Nazionale Anticorruzione Giuseppe Busia, a 30 anni dall'inchiesta Mani Pulite. Il Paese è cambiato, e anche le mazzette, servono strumenti nuovi, controlli preventivi, e una cultura della legalità, avverte, perché la corruzione "alimenta un senso di ingiustizia, e minaccia un bene prezioso che abbiamo tutti il dovere di preservare: la fiducia nelle istituzioni".
Cosa è cambiato in questi anni? "Raramente - risponde Busia - abbiamo la maxitangente che vedevamo raffigurata in Tangentopoli. Ci sono invece fenomeni di finte consulenze e contratti paralleli, che sono le nuove modalità della corruzione. Un terreno scivoloso in cui spesso il privato corrompe il pubblico ufficiale, e insieme danno vita ad un patto criminoso. In cambio il funzionario pubblico ottiene consulenze, agevolazioni per sé o i propri familiari, incarichi, passaggi dal pubblico al privato con ingenti compensi (e proprio sul pantouflage Anac vigila direttamente)".
Come si combatte? "Con armi e strumenti nuovi: controllo digitale preventivo, incrocio dei dati, amministrazione trasparente con innovative tecnologie di monitoraggio. Anac - spiega - ha messo in campo la Banca dati nazionale degli appalti, che già costituisce un modello a livello europeo, classificata al primo posto nel 2018 fra i registri dei contratti pubblici europei. Dalla nostra Banca dati passano tutti gli appalti del Pnrr e le informazioni sulle imprese coinvolte. Stiamo realizzando la digitalizzazione di tutte le procedure, raccogliendo informazioni sulle gare in tempo reale, velocizzando e semplificando da una parte ogni fase della gara, e controllando dall'altra ogni anomalia o uso distorto che si dovesse presentare". Ma non basta, aggiunge: "fondamentale è far crescere la cultura della legalità, la cultura della buona amministrazione, dell'uso corretto dei soldi pubblici a vantaggio dei cittadini".
Quanto è diffusa la corruzione oggi in Italia? "Oggi non ci sono al mondo sistemi di misurazione della corruzione - sottolinea il presidente di Anac -. Si parla di percezione della corruzione, e l'Italia nella classifica di Transparency International è migliorata nell'ultimo anno di ben dieci posizioni. Ma occorre poterla misurare, sviluppando indicatori di misurazione affidabili e adeguati, fondamentali per dare all'estero un'immagine reale e veritiera dell'Italia, non affidata solo a quello che si percepisce. Ecco perché Anac sta portando a conclusione, in collaborazione con la Ue, il progetto 'Misurazione del rischio di corruzione a livello territoriale e promozione della trasparenza'. Il progetto verrà a breve reso pubblico e reso disponibile alla collettività, e consentirà di stabilire quanto sia alto il rischio che si possano verificare eventi di corruzione per ogni territorio, regione o ambito geografico del Paese, con mappe interattive e red flag che si accendono quando si riscontra una serie di anomalie (un po' come le spie del cruscotto di un'auto o i software di rilevazione di un antivirus)".
"La corruzione ha un costo altissimo, che non ci possiamo permettere come Paese perché sottrae risorse allo sviluppo, al sociale, alle giovani generazioni. Ma il danno maggiore è politico perché la corruzione spezza il patto fondativo che è alla base dello stare insieme come comunità. Erode le radici della convivenza comune, il necessario coesistere di diritti e doveri", e "tutto ciò alimenta un senso di ingiustizia, e minaccia un bene prezioso che abbiamo tutti il dovere di preservare: la fiducia nelle istituzioni. Anac è, e vuole essere in maniera sempre più forte e decisa, perno di un sistema posto a tutela dei diritti fondamentali per la promozione della fiducia pubblica", conclude.
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