Vanno a sistemarsi anche gli ultimi tasselli dell'operazione 'Free Credit' legata alle frodi milionarie sui bonus fiscali contenuti nel Decreto Rilancio. Gli uomini della Guardia di Finanza di Rimini, coordinati dalla Procura della Repubblica della città romagnola hanno arrestato due delle persone ai vertici dell'organizzazione disarticolata, nei mesi scorsi, proprio dalle Fiamme Gialle e latitanti in Colombia e Repubblica Dominicana.
A gennaio i finanzieri avevano eseguito 35 misure cautelari e oltre 80 perquisizioni in Emilia-Romagna e, in contemporanea, in Abruzzo, Basilicata, Campania, Lazio, Lombardia, Marche, Puglia, Sicilia, Toscana, Trentino e Veneto smantellando un sodalizio con base operativa a Rimini, ma ramificato in tutto il territorio nazionale, composto da 56 associati e 22 prestanome, indagati con l'accusa di aver frodato lo Stato italiano. In sei mesi sarebbero stati accumulati crediti di imposta fasulli - sfruttando le agevolazioni dei bonus locazione, sismabonus e bonus facciate - per 440 milioni di euro. Un fiume di denaro, ottenuto 'lucrando' su misure pensate per rilanciare l'attività imprenditoriale e 'economia fiaccati da due anni di emergenza coronavirus, reinvestito in cripto valute, lingotti d'oro, conti correnti a Malta, Cipro e Madeira.
Solo due indagati erano riusciti a sfuggire: Andrea Leonetti quello che, allo stato delle indagini, è ritenuto essere il capo del ramo pugliese dell'organizzazione e ribattezzato dagli inquirenti il 'Re dei bonus' e un commercialista, Roberto Amoruso ritenuto la mente tecnica della vicenda. Pochi giorni prima dell'esecuzione dell'ordinanza erano volati a Santo Domingo e in Colombia per una breve vacanza ma, venuti a conoscenza della 'retata' compiuta dalla Finanza riminese, non sono più rientrati in Italia. Paese in cui ora i due dovranno fare ritorno. Come altri indagati nella vicenda, avevano comunque presentato ricorso - attraverso i legali - contro la misura. Ricorso, a quanto appreso, rigettato, come gli altri, dal Tribunale del Riesame.
Il commercialista è stato fermato e arrestato all'aeroporto di Medellin, in Colombia ed è detenuto nelle carceri di Bogotà in attesa delle procedure di estradizione mentre quello che è considerato il capo del ramo pugliese dell'organizzazione è stato fermato a Boca Chica a Santo Domingo: aveva con sé numerosi telefoni cellulari, varie schede telefoniche di diversa nazionalità e oltre dieci carte di credito e denaro contante tra euro, dollari, pesos colombiani e dominicani per circa 6.000 euro.
Negli scorsi mesi gli inquirenti della Procura della Repubblica e i finanzieri di Rimini avevano monitorato ogni spostamento delle due persone arrestate e, conoscendo i posti da loro frequentati e le loro abitudini, hanno richiesto al Ministero della Giustizia l'emissione di un mandato di arresto internazionale. Grazie al Servizio di Cooperazione Internazionale di Polizia, i dati dei due latitanti sono stati comunicati agli uffici Interpol della Repubblica Dominicana e della Colombia che, supportati da esperti per la sicurezza italiani al lavoro presso le Ambasciate nei due Paesi, hanno attivato le forze di Polizia locali per il rintraccio e l'arresto - ai fini dell'estradizione - delle persone indagate e ricercate.
Mentre il commercialista è attualmente detenuto nelle carceri di Bogotà, in Colombia in vista dell'estradizione, l'altra persona fermata è stata espulsa dalla Repubblica Dominicana e imbarcata su un aereo per l'Italia, scortata da due agenti del Servizio per la Cooperazione Internazionale di Polizia. L'ex latitante è atterrato domenica scorsa all'Aeroporto di Fiumicino, dove i finanzieri e gli agenti della Polizia di Frontiera della Polizia di Stato, lo hanno formalmente arrestato e condotto in carcere a Rimini.
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