La Nato, dopo anni passati in sordina, è improvvisamente tornata al centro del dibattito pubblico. Non si tratta di "coincidenza", semmai di "processi che arrivano a maturazione". Francesco Maria Talò è l'ambasciatore italiano presso la Nato. Le sue, considerando il periodo, sono giornate piene, anche in vista di un ruolo sempre più protagonista dell'Italia nel prossimo futuro. L'Alleanza è alle prese con l'allargamento a Finlandia e Svezia, la guerra in Ucraina, e la messa a punto dello 'Strategic Concept', che verrà adottato a Madrid nel summit di giugno, 40 anni dopo l'ingresso della Spagna nella Nato.
"Fu l'ultimo grande Paese occidentale", spiega. Ora la richiesta di adesione di Helsinki e Stoccolma rinnova l'appeal dell'Alleanza, proprio mentre si sta dotando del documento-guida per i prossimi 10 anni. "Quello di Madrid sarà il Concetto Strategico che porterà la Nato nel 21esimo secolo, dopo un periodo di transizione", confida nel corso di un'intervista all'ANSA.
"Correggeremo il tiro sulla Russia, che nell'ultimo documento era considerata come un partner, inseriremo la Cina, sinora assente, tratteremo in modo articolato le sfide di oggi: il cyber, l'ibrido, le tecnologie emergenti, il cambiamento climatico, la resilienza delle società". Ogni singolo punto aprirebbe un capitolo zeppo di ramificazioni. Il rapporto con la Cina, ad esempio. "La Nato non vuole essere e non sarà il poliziotto globale, anzi mantiene in pieno il suo carattere regionale", assicura. "Ma Pechino, con la sua crescita, entra nella nostra zona d'interesse e ci spinge a valutare le conseguenze". Che sono dirompenti, specie nell'ambito tecnologico.
"Dal 1500 in poi l'Occidente è stato egemone, grazie alla forza della scienza, e questo ha portato a molte brutture, penso al dominio dell'uomo bianco e al colonialismo", dice. Ora però i 30 alleati, legati da valori comuni di libertà e democrazia, si trovano davanti una potenza emergente che si è data l'obiettivo della supremazia tecnologica. E che democratica non è.
"L'Europa e gli Stati Uniti devono stare insieme in questa sfida o la perderanno: intelligenza artificiale, computer quantistici, uso dei dati". La base per riuscirci è "una sinergia importante fra pubblico e privato". L'epoca dei "conglomerati del Pentagono" - Talò cita direttamente il celebre discorso di commiato di Eisenhower - è finita, semmai la relazione chiave è con "Big Tech".
La Nato allora si aggiorna e si attrezza. Con l'acronimo D.I.A.N.A punta a incentivare le PMI e le start-up attive nel campo della difesa e l'Italia farà la sua parte con un "acceleratore a Torino" e due test center, uno a Capua e uno a Spezia. Poi ci sarà un fondo per l'innovazione, che opererà sulla falsa riga del venture capital. Perché la Nato non è solo missili e carri armati, come testimonia il programma DEXTER: prototipo di tecnologia per contrastare la minaccia di armi da fuoco ed esplosivi nei luoghi affollati, sviluppato con il contributo di ENEA, è stato testato con successo in una stazione della metropolitana di Roma. Novità importanti, che nulla tolgono al 'core business' della Nato, la difesa e la deterrenza. Gli alleati a Madrid faranno dunque il punto sul rafforzamento del fianco est, imposto dall'invasione russa in Ucraina. "L'Italia - anticipa - avrà un ruolo importante nel quadrante sudorientale".
I dettagli sono in corso di definizione. L'altro aspetto chiave è il grande Sud. "Ora si parla anche di 'Sud globale', che soprattutto noi italiani non possiamo dimenticare, ma che deve interessare tutti gli alleati: vicino a noi c'è l'Africa con un miliardo di abitanti a rischio per la povertà, in più aggravata dall'insicurezza alimentare, il terrorismo, il cambiamento climatico, tutti fattori che s'intrecciano e generano instabilità. E pure lì la Russia è sempre più presente", sottolinea. Certo, nei suoi oltre 70 anni di storia non tutto è andato liscio alla Nato.
"Avverto personalmente e con tristezza il peso della fine della missione in Afghanistan, un Paese al quale mi sento legato", confida Talò. "L'anno scorso avremmo potuto fare meglio, abbiamo una responsabilità nei confronti di quel popolo, ma abbiamo comunque fatto molto e questo in un certo senso è dimostrato dagli effetti negativi dell'assenza della Nato". L'Ucraina, con il côté dell'allargamento a Finlandia e Svezia, rappresenta invece la rivincita, la Nato che funziona e che trova consenso nella società. I valori comuni sono in fin dei conti il collante dell'Alleanza e una sfida ulteriore per il futuro: spiegarsi meglio "al miliardo di cittadini" che vive sotto il suo ombrello protettivo. Talò a questo punto dell'intervista mostra una foto di Baghdad - dove la Nato ha una missione di addestramento - in preda a una tempesta di sabbia. "Qui c'è tutto, il cambiamento climatico e gli effetti sulla sicurezza: se dimostriamo sensibilità su questi temi ci avviciniamo ai cittadini". Insomma, a Madrid l'Alleanza sarà chiamata a 'mettere a terra' una bella fetta di futuro.
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