L'Italia è nella medio alta posizione, al 16esimo posto, nella classifica dell' 'Atlante delle politiche europee sull'aborto', che valuta 53 nazioni e che oltre all'Europa include una serie di Paesi vicini al Vecchio Continente, tra cui Russia, Turchia, Islanda e Ucraina.
Nel rapporto, già diffuso nel settembre scorso dal Forum del Parlamento europeo per i diritti sessuali e riproduttivi(Epf), il ranking dell'Italia raggiunge il 61% dei requisiti per accedere a cure sicure per l'aborto. Ai primi quattro posti ci sono Svezia (94%), Islanda (91), Regno Unito (89) e Olanda (85) mentre la Francia è al quinto (84), la Spagna (71) al 14esimo e la Germania (62,5) solo al 28esimo posto, a metà classifica.
Agli ultimi posti c'è la Polonia. Secondo l'Epf dunque su questo tema "l'Europa non è così progressista come potrebbe sembrare".
Il punteggio legato allo stato giuridico dell'aborto è valutato per l'Italia in 12 su un massimo di 15. L'accesso alla possibilità di aborto in Italia è di 37 su un massimo 45 punti.
Sull'assistenza clinica e i servizi offerti il punteggio totalizzato è 14 su 30. Sull'informazione (online e non) in merito ai servizi è di 4 su 10.
Dall'analisi delle politiche sull'aborto nei paesi presi in considerazione, emerge un mosaico legislativo e amministrativo diversificato sulle pratiche di assistenza all'aborto: l'Italia è tra i 19 paesi che hanno posizioni considerate più progressiste sul tema ma dove le donne devono rispettare requisiti non necessari dal punto di vista medico prima di accedere all'aborto (consulenza e periodi di attesa obbligatori) e tra i 18 paesi che non forniscono informazioni chiare e accurate sulla cura dell'aborto. Inoltre il nostro è tra i 26 paesi in cui viene consentito agli operatori sanitari di negare l'assistenza sulla base delle proprie convinzioni personali. E se in 21 paesi i sistemi sanitari nazionali considerano l'aborto come qualsiasi altro servizio medico, in 31 dei paesi presi in esame l'aborto non è incluso nella copertura finanziaria del sistema sanitario nazionale e in 16 l'aborto viene regolato dal codice penale: in 14 l'aborto rimane tecnicamente un reato e in diversi casi le donne sono state costrette a viaggiare all'estero, soprattutto nel Regno Unito, per accedere alle cure.
Ma la situazione viene definita ancora più critica da quando è necessario un passaporto per entrare in Gran Bretagna.
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