"Mi sono reso conto dell'assurdità
di tutto quello che è successo, che non giova a nessuno". Si è
chiuso con una sorta di ripensamento l'interrogatorio di
garanzia di Simba la Rue, al secolo Mohamed Lamine Saida, rapper
di 20 anni con centinaia di migliaia di follower, accoltellato
lo scorso 15 giugno a Treviolo, in provincia di Bergamo, e da
poco uscito dall'ospedale. Il giovane figura tra le nove persone
arrestate venerdì scorso, nell'ambito di una inchiesta
coordinata dal pm Francesca Crupi su una "faida" tra due gruppi
rivali di trapper.
L'italo tunisino, in circa un'ora e mezza, ha risposto alle
domande del gip Guido Salvini. Ha ammesso di aver partecipato
all'aggressione del marzo scorso in porta Venezia a Milano
avvenuta come 'risposta' a un'altra aggressione violenta subita
da un suo amico a Padova due mesi prima, ma ha respinto
l'addebito della rapina.
Difeso da Chiara Guzzon e Niccolò Vecchioni, il rapper,
sulla scia di quanto hanno dichiarato ieri i suoi amici, ha
ammesso la colluttazione con il rapper padovano 'rivale' Baby
Touchè, lo scorso 9 giugno in via Boifava, ma ha negato di
averlo caricato contro la sua volontà in macchina per rapirlo.
Anche lui, ha spiegato di aver concordato con Baby Touchè la
pubblicazione del video con gli insulti. "Era tutta una cosa
mediatica - ha affermato -. Abbiamo anche programmato di fare
uscire una canzone insieme".
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