I Gesuiti rendono
omaggio a Tex Willer, il cowboy creato nel 1948 dall'estro di
Giovanni Luigi Bonelli e disegnato da Aurelio Galleppini, in
arte Galep. La Civiltà Cattolica dedica un saggio, a firma di
padre Giancarlo Pani, al fumetto italiano, i cui primi numeri
sono di nuovo in edicola, nel formato a strisce caratteristico
dell'epoca. "Il fumetto, soprattutto negli anni del dopoguerra,
riflette un'Italia segnata dalle conseguenze del conflitto
mondiale. Una nazione in crisi - si legge sulla rivista dei
Gesuiti -, ma decisa a rimboccarsi le maniche e a riprendersi
economicamente e socialmente: non si tratta tanto di 'un'Italia
povera ma bella', quanto piuttosto di una nazione umiliata
eppure piena di energie, ambiziosa, creativa e, a suo modo,
gioiosa".
Quanto ai pregi attribuiti al 'pistolero', La Civiltà
Cattolica evidenzia: "Tex dimentica subito i torti subiti e i
colpi a tradimento, ed è un uomo vero, senza ambiguità e
ipocrisie: difende i deboli, i perseguitati, rispetta le
tradizioni, e alla fine è anche così intelligente da risolvere
un contrasto con abbondanti boccali di birra". Il giornale
riporta anche una affermazione del personaggio che riflette
"rispetto e tolleranza": "Non commettete l'errore di credere che
tutti gli indiani siano crudeli, e desiderosi solo di
raccogliere scalpi. Sono uomini come noi e la loro differenza
consiste nel colore della pelle. Vi sono indiani buoni e vi
sono, naturalmente, indiani anche cattivi. Ma se voi li trattate
come vostri pari, e non come selvaggi, non avrete mai a
pentirvene".
Tex è dunque "l'uomo nuovo che trasferisce le ansie italiane
sul terreno del Far West, ma senza mai accettare una salvezza
fatta di 'stelle e strisce'". Quanto agli omicidi che si
verificano nei racconti, "quando Tex spara e uccide, lo fa per
legittima difesa, e non colpisce nessuno se è possibile
disarmarlo".
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