La diplomazia vaticana persegue sempre la via della pace e del disarmo ma la difesa è legittima e "non è corretto chiedere all'aggredito di rinunciare alle armi e non chiederlo, prima ancora, a chi lo sta attaccando". A parlare è il Segretario di Stato vaticano, il card. Pietro Parolin, in una intervista a trecentosessanta gradi con Limes ma che vede in primo piano il conflitto tra Russia e Ucraina. Parolin riferisce che con il Cremlino dal 24 febbraio ci sono rapporti solo attraverso i canali diplomatici e non diretti, nonostante Vladimir Putin abbia in passato più volte incontrato direttamente il Papa in Vaticano. E' anche con il Patriarcato di Mosca "il dialogo è difficile ma non è mai stato interrotto". Il più stretto collaboratore del Pontefice, interpellato sui numerosi appelli alla pace lanciati da Francesco, sottolinea: "La voce del Papa, spesso, è una voce che grida nel deserto", "è come un seme gettato, che ha bisogno di un terreno fertile per portare frutto. Se gli attori principali del conflitto non prendono in considerazione le sue parole, purtroppo, non succede nulla". Il cardinale Segretario di Stato conferma la volontà del Papa di recarsi a Kiev, viaggio che potrebbe realizzarsi entro la prima metà di settembre. "Il suo desiderio più grande, e quindi la sua priorità, è che attraverso i suoi viaggi si possa giungere a un beneficio concreto. In quest'ottica, egli ha detto di volersi recare a Kiev per portare conforto e speranza alle popolazioni colpite dalla guerra. Allo stesso modo, ha annunciato la sua disponibilità di viaggiare anche a Mosca, in presenza di condizioni che siano veramente utili alla pace". Per il capo della diplomazia vaticana dire che il Papa è filorusso è una "semplificazione" che non tiene contro del fatto che "Papa Francesco ha condannato fin dal primo istante, con parole inequivocabili, l'aggressione russa dell'Ucraina, non ha mai messo sullo stesso piano aggressore e aggredito". "Confesso che mi spaventa un po' questa semplificazione. Il Papa è filorusso perché invoca la pace?", chiede Parolin. Sull'uso delle armi, tema controverso all'interno delle varie anime della Chiesa cattolica, Parolin ricorda il Catechismo che "prevede la legittima difesa. I popoli hanno il diritto di difendersi, se attaccati. Ma questa legittima difesa armata va esercitata all'interno di alcune condizioni". Infine sui rapporti con il Patriarcato di Mosca: "Si tratta di un dialogo difficile, che procede a piccoli passi e che conosce anche fasi altalenanti. Ha ricevuto un impulso significativo dallo storico incontro a Cuba, nel 2016, tra Papa Francesco e il Patriarca Kirill. Come è noto, si stava già lavorando a un secondo incontro, previsto nello scorso mese di giugno a Gerusalemme, ma che poi è stato sospeso. Non sarebbe stato capito e il peso della guerra in corso l'avrebbe troppo condizionato. Il dialogo, tuttavia, non si è interrotto", dice Parolin. Il Papa e Kirill dovrebbero infatti incontrarsi a metà settembre in Kazakistan nell'ambito di un evento interreligioso.