I pastori sardi, piegati dal caro energia e dai rincari delle materie prime, a dieci giorni dalle elezioni politiche pensano ad una nuova mobilitazione e annunciano "iniziative eclatanti se nel breve periodo non otterremo risposte".
"Il mondo delle campagne sta soffrendo dei rincari diventati insostenibili, ma su questo c'è la totale assenza della politica che, a pochi giorni dal voto, non fa un solo accenno alla nostra categoria nei programmi elettorali".
A parlare è Nenneddu Sanna il pastore di Orune tra i
protagonisti delle proteste scoppiate nel 2019 in tutta l'Isola
per chiedere un equo prezzo del latte: "e oggi - assicura - le
cose sono peggiorate".
"Qui la speculazione sui lavoratori la sta facendo da padrona:
la bolletta dell'energia elettrica e il gasolio costano il
triplo, i mangimi e le sementi il doppio, tanto per fare alcuni
esempi - denuncia Sanna - Noi dobbiamo sapere prima di tutto a
che prezzo ci pagheranno il latte in questa stagione e se
dobbiamo fare investimenti nelle nostre aziende o se dobbiamo
chiudere. Così invece i trasformatori del latte, i mangimifici
scaricheranno i rincari delle bollette sulla nostra categoria e
noi cosa dovremmo fare? Scaricare sui consumatori vendendo al
triplo latte e formaggi? Temo che sarà la nostra categoria a
essere schiacciata da questi prezzi impazziti".
Il pastore detta l'agenda alla politica: "Si parla di
spopolamento, di insularità, temi giusti, ma non si va a fondo
del problema. I politici parlino anche dei lavoratori: se crolla
il nostro settore che è fondamentale soprattutto nei paesi del
centro Sardegna, qui crolla tutto ed è certo che lo spopolamento
continuerà a galoppare. Chi si candida a rappresentarci in
Parlamento ci dica se ci aiutano o se dobbiamo chiudere. Ripeto
- conclude Nenneddu Sanna -: senza risposte daremo vita a
manifestazioni eclatanti per difendere il nostro lavoro e la
nostra terra".
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