(Ripetizione con testo corretto al quinto rigo)
Ormai è una delle declinazioni
con le quali si può definire la tenacia, Gennaro Palumbo,
commerciante di 39enne di Volla, comune del Napoletano, riuscito
per la seconda volta a mettere davanti alla Giustizia l'ex
compagna ucraina che, nel 2017, gli portò via il figlio e per
questo è finita sotto processo per sottrazione di minore.
Quell'iter giudiziario si concluse poco dopo la fuga della
donna, che ha 33 anni, con una condanna in contumacia a un anno
e quattro mesi di reclusione e con la sospensione della potestà
genitoriale e ora Gennaro sta aspettando che venga fissata la
data per l'appello. Intanto, pero, la donna, su richiesta della
Procura di Nola, è stata nuovamente rinviata a giudizio, per lo
stesso reato.
Il bimbo, che ora ha otto anni, vive nel Paese di origine della
madre, in guerra a causa dell'invasione russa: "Per fortuna -
dice affranto Gennaro - è nella parte bassa della regione di
Ternopil, ad est di Ivano-Frankivsk. Non è al centro dei
bombardamenti ma la paura è comunque tanta perché ormai si è
capito che tutta la nazione è a rischio: i missili purtroppo
arrivano ovunque". "Mio figlio lo vedo quando la connessione a
internet lo consente - spiega - perché lì è parecchio
traballante, ma con lui purtroppo ancora non riesco ancora a
comunicare direttamente perché malgrado le mie richieste non gli
è stato insegnato a parlare in italiano".
"In cosa spero? In un giudice che faccia vera giustizia",
aggiunge rammaricato Gennaro, "perché la Legge non difende i
genitori vittime di quello che ormai può essere considerato un
vero e proprio rapimento visto che ormai è caduta la potestà
genitoriale. Infine - conclude Gennaro - le pene troppo lievi
non rappresentano assolutamente un deterrente contro il reato di
sottrazione di minore che, nel mio caso, è assimilabile a un
vero e proprio rapimento".
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